I riflettori del mondo si accendono sulla crisi siriana. In prospettiva di un imminente attacco degli Stati Uniti, il presidente Bashar Assad acuisce i toni e minaccia una ritorsione in caso di attacco americano. Intervistato dalla Cbs, Assad ha affermato che “vi sarà, fra le persone che sono allineate con lui, un certo tipo di ritorsione se vi sarà un attacco”. Assad “non ha voluto neanche parlare della natura di questa risposta”, ha riferito il giornalista Charlie Rose, autore dell’intervista che verrà mandata in onda lunedi’ mattina. Il presidente siriano ha anche detto di “non aver nulla a che fare” con l’attacco con armi chimiche del 21 agosto.
Tappa a Parigi, intanto, per il Segretario di Stato Usa John Kerry che non ha escluso che gli Stati Uniti possano cercare di ottenere una risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu sulla Siria dopo che gli ispettori avranno completato il loro rapporto sull’uso di armi chimiche nel paese arabo.
Alla conferenza stampa di Parigi, dopo l’incontro con i ministri degli Esteri della Lega Araba, Kerry ha sottolineato l’importanza di reagire di fronte alla violazione del trattato internazionale per la messa al bando delle armi chimiche. Se non agiremo, ha detto, “il messaggio a Hezbollah, l’Iran e Assad è che a nessuno importa” se queste regole internazionali vengono violate.
“Quello che vogliamo fare è far rispettare le regole sull’uso delle armi chimiche”, ha dichiarato Kerry, sottolineando che la guerra civile in Siria può avere soltanto una soluzione politica. “Abbiamo ripetuto più volte- ha rimarcato- che non esiste una soluzione militare”.