Le forze armate del presidente Bashar al-Assad avrebbero fatto uso di gas nervino in un attacco contro una roccaforte ribelle nella regione di Guta. Secondo la Coalizione nazionale delle opposizioni siriane in esilio, in un comunicato diffuso da Istanbul, le persone uccise dalle forze siriane fedeli al presidente Bashar al Assad nella regione di Damasco, sono circa 1.300. Ma i numeri della vittime si accavallano e nessun dato può essere dato per certo. Precedentemente si era parlato di una cifra inferiore, poco più di 200 vittime, tra cui molte donne e bambini. In questo caso la denuncia era arrivata dagli attivisti dell’opposizione secondo le informazioni provenienti dai centri medici della regione. Gli attivisti hanno citato Bayan Baker, una infermiera di un ospedale da campo. Razzi con il potente gas avrebbero colpito tre sobborghi: Ain Tarma, Zamalka e Jobar. Il presunto utilizzo di armi chimiche da parte dei lealisti non è per ora confermato da fonti indipendenti. La notizia coincide con la presenza a Damasco degli ispettori Onu incaricati di una missione, che durerà 14 giorni, per verificare l’uso di armi chimiche nelle zone più colpite dal conflitto.
L’esercito siriano ha smentito, in un comunicato diffuso dalla televisione di Stato, di aver utilizzato armi chimiche nella zona di Damasco, come affermato dalle milizie ribelli.