Siria: ministro Esteri turco, avvieremo pattugliamenti congiunti con Stati Uniti a Manbij

Reparti militari di Turchia e Stati Uniti avvieranno attivita’ di pattugliamento congiunto a Manbij e nella sua regione in Siria nord-orientale. E’ quanto dichiarato dal ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavusoglu, durante la conferenza stampa con l’omologo serbo, Ivica Dacic, ricevuto oggi ad Ankara. Dacic si e’ recato in Turchia per partecipare all’inaugurazione del consolato onorario di Serbia ad Antalia, capoluogo dell’omonima provincia turca in Anatolia sud-occidentale. Secondo Cavusoglu, prosegue dunque l’attuazione del piano per Manbij elaborato durante il suo incontro con il segretario di Stato degli Usa, Mike Pompeo, avvenuto a Washington il 4 giugno scorso. “Nonostante qualche giorno di ritardo sul programma”, ha affermato Cavusoglu, “il processo continua senza intoppi e stiamo entrando nella fase che prevede le attivita’ di pattugliamento comune” da parte di reparti turchi e statunitensi a Manbij e nella sua regione “per garantire la stabilita’” dell’area.

Le dichiarazioni del capo della diplomazia turca seguono quelle rese il 17 agosto scorso dal segretario della Difesa degli Stati Uniti, James Mattis. In una conferenza stampa sul volo che lo portava in visita in Colombia, Mattis ha affermato che inizieranno “entro 72 ore” le attivita’ di addestramento per i militari di Turchia e Stati Uniti impegnati nel pattugliamento congiunto della regione di Manbij in Siria nord-orientale. L’addestramento dei reparti turchi e statunitensi che saranno dispiegati a Manbij, ha aggiunto Mattis, “si svolgera’ in Turchia”.

Nonostante il netto deterioramento dei rapporti tra Turchia e Stati Uniti, prosegue dunque la collaborazione tra i due paesi per risolvere la questione di Manbij, uno dei fattori che piu’ hanno contribuito al peggioramento delle relazioni turco-statunitensi. Il piano per Manbij elaborato da Cavusoglu e Pompeo prevede il completo sgombero di Manbij da parte delle milizie curde che controllavano la citta’ e la sua regione, gia’ effettuato, e l’avvio di pattugliamenti congiunti da parte dei militari di Turchia e Stati Uniti. A Manbij verra’ quindi installata un’amministrazione militare turco-statunitense, cui succedera’ un governo civile la cui composizione dovra’ tenere conto della composizione etnica della citta’ e del suo territorio. A oggi, come piu’ volte evidenziato dal dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, le attivita’ di pattugliamento dei militari turchi e statunitensi a Manbij sono state “coordinate, ma parallele”. Diversamente, per le autorita’ di Ankara, i pattugliamenti congiunti turco-statunitensi a Manbij sono stati avviati a meta’ di giugno scorso.

Il piano concordato da Pompeo e Cavusoglu e’ volto a risolvere la questione di Manbij, uno dei fattori che piu’ hanno contribuito al deterioramento dei rapporti tra Stati Uniti e Turchia, alleati nella Nato dal 1952. Prima che si ritirassero completamente da Manbij alla meta’ di luglio scorso, erano le milizie curde Unita’ di protezione dei popoli (Ypg) a controllare la citta’ e la sua regione. Le Ypg sono la componente maggioritaria delle Forze democratiche siriane (Sdf), gruppo curdo-arabo all’opposizione in Siria che combatte lo Stato islamico nell’est del paese con l’appoggio della coalizione internazionale antiterrorismo guidata dagli Stati Uniti. Tuttavia, per la Turchia le Ypg e il loro partito Unione democratica (Ypg) costituiscono dei gruppi terroristici a causa dei loro legami con il Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk).

Impegnato da anni in una lotta separatista contro Ankara, il Pkk e’ considerato un’organizzazione terroristica da Turchia, Stati Uniti e Unione europea. Ankara ha quindi chiesto piu’ volte a Washington di cessare i rifornimenti alle Sdf e di premere sulle Ypg affinche’ lasciassero Manbij, ove sono stanziati anche militari statunitensi. La citta’ rientra infatti tra gli obiettivi dell’operazione “Ramo d’ulivo”, avviata dalle Forze armate turche il 20 gennaio in Siria settentrionale per eliminare le Ypg dalla regione. Alla richieste di Ankara, Washington ha costantemente risposto che i rifornimenti alle Sdf continueranno in base alle necessita’ operative e di non prevedere alcun ritiro delle forze statunitensi stanziate a Manbij. Al contempo, gli Stati Uniti hanno piu’ volte evidenziato la loro disponibilita’ a risolvere la questione di Manbij attraverso il dialogo. Faticosamente avviato, il negoziato ha portato al piano per Manbij elaborato da Pompeo e Cavusoglu nel loro incontro avvenuto a Washington il 4 giugno scorso.

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