Ancora scontri in Siria. Decine i morti ancora da identificare, sono stati scoperti nei sotterranei di una moschea di Maadamiyat al-Sham, nei pressi di Damasco.
Stando a quanto rivelano alcuni fonti delle organizzazioni siriane per la difesa dei diritti umani, le forze regolari hanno lanciato un assalto contro Maadamiyat, senza che al momento vi sia alcun bilancio delle vittime. Intanto, per la prima volta, il regime siriano ha affermato di essere pronto a discutere le dimissioni di Bashar al-Assad, ma soltanto nel quadro di un negoziato con l’opposizione, che considera invece l’abbandono del potere da parte del Presidente come condizione preliminare di qualunque trattativa. Le dichiarazioni del vicepremier siriano Qadri Jamil, rilasciate nel corso della sua visita a Mosca, non fanno dunque che confermare lo stallo diplomatico verso il conflitto siriano; secondo le fonti Jamil avrebbe discusso a Mosca la possibilità di organizzare delle elezioni presidenziali anticipate alle quali tuttavia potrebbe candidarsi lo stesso Assad: un progetto che dovrebbe essere presentato alla comunità internazionale dalla Russia. Mosca da parte sua ha insistito sul fatto che la comunità internazionale deve limitarsi a creare le condizioni per un dialogo fra le parti, senza minacciare alcun intervento diretto come quello ipotizzato ieri dagli Stati Uniti in caso di utilizzo di armi chimiche da parte del regime, ipotesi liquidata da Jamil come “propaganda elettorale” da parte dell’Amministrazione Obama:” Un intervento diretto è impossibile perché si allargherebbe ben oltre i confini della Siria”, ha avvertito. Il Consiglio Nazionale di Transizione sta da parte sua valutando la formazione di un governo di transizione, come ha reso noto il presidente del Cns Abdel Basset Sayda, ricevuto all’Eliseo da François Hollande: un obbiettivo che richiede “molte consultazioni” ma al quale l’opposizione vuole giungere nel minor tempo possibile. Nel resto del Paese i morti sono almeno 128, fra cui 81 civili: continua la battaglia per Aleppo, di cui i ribelli affermano controllare i due terzi; una dichiarazione smentita dalle fonti della sicurezza siriana, secondo le quali sarebbe l’esercito ad avanzare, seppure lentamente. Aumentano le vittime anche fra i giornalisti che seguono il conflitto: il Ministero degli Esteri giapponese ha confermato la morte di Mika Yamamoto, uccisa nel corso dei combattimenti ad Aleppo. La salma della giornalista della Japan Press è stata trasferita in Turchia con l’ausilio dei ribelli siriani.