Per la prima volta in Siria stanotte le armi hanno smesso di sparare, le bombe di esplodere, gli edifici di crollare, la gente di piangere e urlare, grazie al cessate il fuoco stipulato tra Russia e Stati Uniti per fermare le migliaia di morti e i milioni di profughi causati dalla guerra civile. Un tregua, di per sé già fragile e delicata, rotta dopo poche ore dall’esplosione di un’autobomba. Gli effetti delle cessazione sono entrati in vigore a mezzanotte, ora locale, non appena il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, riunitosi a New York, ha votato all’unanimità l’accordo. La tregua però non è stata estesa né all’Isis, né tanto meno al Fronte Al-Nusra, il braccio armato di Al Qaeda. Siria e Russia hanno infatti dichiarato che continueranno a combattere i jihadisti.
L’inviato Onu, Staffan de Mistura, ha detto che si tratta, potenzialmente, di una giuntura storica che potrà porre fine alle innumerevoli uccisioni e alla distruzione del Paese. “Questa è la migliore opportunità che i siriani hanno avuto da 5 anni a questa parte”, ha affermato l’inviato Onu. De Mistura ha poi fatto sapere che intende convocare la ripresa dei colloqui di pace il 7 marzo. Una pace che sembra ancora molto lontana, visto anche la fragile tregua in cui nemmeno lo stesso presidente degli Usa, Barak Obama, crede. Obama si è infatti detto scettico sul cessate il fuoco, affermando che, nella migliore delle ipotesi, la violenza non si fermerà subito. Per mantenere la stabilità è necessario che gli aiuti umanitari raggiungano le aree sotto assedio e, soprattutto, che Russia e Siria rispettino gli impegni presi. “L’unico modo per sconfiggere l’Isis è mettere fine alla guerra civile e al caos in Siria, sotto il quale l’Isis prospera”, ha detto Obama.
Intanto, poche ore dopo l’entrata in vigore della tregua, un’autobomba è esplosa presso Salamiyeh, una città della Siria centrale controllata dalle forze governative. Secondo la stampa locale, l’esplosione ha provocato 2 morti e 4 feriti. Finora, però, l’attentato non è stato rivendicato. Attivisti all’opposizione in varie parti del Paese hanno detto che la situazione è comunque “calma”, anche se è necessario mantenere “cautela”.
Altre violazioni della tregua sono state denunciate dall’Osservatorio nazionale per i diritti umani (Ondus). Secondo l’Ong l’artiglieria turca avrebbe nuovamente bombardato le forze curde dell’Ypg, che nella provincia di Raqqa combattono l’Isis. Da parte sua, il gruppo islamista ribelle Jaish al Islam afferma che elicotteri governativi hanno sganciato due barili bomba sulle sue postazioni nei pressi di Damasco.
Alessandro Moschini