Il dato di partenza sono le percentuali. Nel centrodestra FdI è al 22,3%, primo partito della coalizione e primo partito italiano; la Lega è al 14,5%; Forza Italia all’8,3%; gli altri dell’area al 2,4%. Il totale per la coalizione fa 47,5%. Nel centrosinistra il Pd è al 21,4%, il M5S all’11,3%, Mdp-Articolo 1 all’1,4%, Sinistra Italiana-Verdi all’1,8%, per un totale del 37,1%. Ci sono poi Azione con +Europa al 4,8%%, ItalExit al 2,6% e Italia Viva al 2,3%, che, alla luce dell’incertezza del quadro, Ghisleri nella sua rilevazione per La Stampa colloca fuori dalle coalizioni.
Sulla base di questi numeri, se si votasse con l’attuale legge elettorale, ovvero con uno sbarramento al 3% e un contributo alla coalizione per i partiti che superano l’1%, il centrodestra unito, composto da FdI, Lega e Forza Italia, conquisterebbe 206 deputati e 103 senatori. Il centrosinistra, composto da Pd, M5S e «alcuni partiti della sinistra italiana», invece, si fermerebbe a 170 deputati e 84 senatori. Azione con +Europa si aggiudicherebbe 22 seggi alla Camera e 11 al Senato, mentre 4 seggi andrebbero alle minoranze linguistiche.
«In questo quadro – scrive Ghisleri – è interessante osservare che, nonostante il taglio del parlamentari, il partito di Giorgia Meloni si avvantaggerebbe di 69 deputati e 33 senatori, mentre tutte le altre formazioni registrerebbero una perdita». Nel dettaglio, infatti, FdI avrebbe 101 deputati e 51 senatori; la Lega 67 e 33; Forza Italia 38 e 19. Nel centrosinistra il Pd avrebbe 102 deputati e 50 senatori e il M5S «perderebbe ben 257 deputati rispetto alle elezioni del 2018», crollando a 54. I senatori pentastellati, poi, sarebbero 27. Articolo 1 non avrebbe eletti e Sinistra italiana e Verdi ne otterrebbero 14 alla Camera e 7 al Senato.
Nel secondo scenario, poi, con una legge proporzionale con sbarramento al 4% e senza premio di maggioranza, «al netto delle rappresentanze linguistiche, passerebbero solo 6 partiti e il centrodestra in somma raggiungerebbe 218 deputati alla Camera e 109 al Senato». Si tratta di una prospettiva che sarebbe ancora più favorevole per FdI: la corsa in solitaria avvantaggerebbe infatti il partito di Giorgia Meloni, che otterrebbe 162 parlamentari, 108 deputati e 54 senatori, per un totale di be 112 eletti in più rispetto al 2o18. Il Pd porterebbe in Parlamento 104 deputati e 54 senatori, la Lega 70 e 35, il M5s 55 e 27, Forza Italia 40 e 20, Azione 23 e 12.
Dal sondaggio emergono dunque diversi dati politici, tra i quali il fatto che i tentavi di sbarrare la strada a FdI con il cambio di legge elettorale non sembrano destinati ad andare a buon fine e, anzi, avvantaggerebbero il partito di Meloni. Un dato che certifica il fatto che, a dispetto della volontà di certa sinistra di dare vita a una conventio ad excludendum, FdI sarà comunque imprescindibile nel prossimo parlamento e nella formazione del prossimo governo.