“La pandemia ci ha messi di fronte ai punti di forza e di debolezza del mondo del lavoro in cui operiamo e del nostro sistema di welfare. L’occupazione regredisce. I lavoratori a tempo indeterminato sono stati temporaneamente salvaguardati dal blocco dei licenziamenti. Ma Bankitalia prevede circa 600.000 lavoratori a rischio occupazione. Altri centri studi stimano almeno il doppio. I lavoratori a tempo determinato e coloro che svolgono lavori saltuari hanno avuto la peggio. E tra questi le donne e i giovani sono stati quelli più penalizzati. Lo scenario richiede un cambio di passo sul fronte delle misure di sostegno: la situazione generale del mondo del lavoro si intreccia con il sistema degli ammortizzatori sociali. La pandemia ha rinnovato l’evidenza di rivisitare il sistema”. Così Enrico Zucchi, segretario generale di Sistema Impresa, la confederazione delle Pmi e delle professioni con oltre 160 mila aziende aderenti, in gran parte microimprese.
Per Sistema Impresa, che di recente ha affrontato il tema della crisi pandemica e della conseguente proposta di riforma degli ammortizzatori con autorevoli esponenti del governo Draghi, più formazione per innestare la digitalizzazione a ritmi rapidi, insieme alla valorizzazione delle politiche attive, devono intervenire come elementi strategici per garantire chance di occupabilità incrementando i livelli di competitività delle aziende.
Come spiega Zucchi, “bisogna continuare e avere più coraggio sui seguenti punti che reputo fondamentali: semplificare l’accesso alle tutele con procedure più snelle; ridurre il numero degli strumenti; ridurre il numero dei destinatari delle richieste; ampliare la platea dei beneficiari inserendo finalmente il mondo degli autonomi e dei professionisti; sradicare le distorsioni create dai fondi di solidarietà alternativa; premiare gli atteggiamenti propositivi dei destinatari delle tutele che decidono di avviare percorsi formativi”.
“Il blocco dei licenziamenti – continua Zucchi – mette in pseudo sicurezza i lavoratori che possono beneficiare degli ammortizzatori sociali costringendo le aziende a sostenere i costi dei contributi mensili. Ciò alimenta le perdite delle imprese che non reggono più. È interessante osservare che tra le assunzioni spiccano nuove figure professionali che hanno disinvoltura nell’utilizzo degli strumenti di digitalizzazione delle imprese. Il processo della quarta rivoluzione industriale ha accelerato la logica di ammodernamento delle imprese. Ma la nuova tecnologia, spesso, non viene incardinata all’interno di un percorso di crescente professionalizzazione degli imprenditori e dei loro addetti. Questo è uno snodo cruciale per agevolare i tragitti virtuosi finalizzati al reimpiego e alla produttività”.
Ma una riforma, per Sistema Impresa, deve necessariamente rispondere al criterio della costituzionalità e della libertà sindacale e, allo stesso modo, va tracciato un perimetro certo e meno ingessato per configurare in modo oggettivo le competenze. “La distorsione creata dalle parti sociali costituenti il Fondo di solidarietà bilaterale dell’artigianato – sostiene il segretario di Sistema Impresa – è inaccettabile. Al momento non c’è via d’uscita. O così o così. Sistema Impresa ha più volte segnalato la problematica al Mlps. Tutto ciò è anticostituzionale e viola i contenuti di libertà sindacale”.
“In merito al punto della premialità per i lavoratori che accettano di affrontare percorsi formativi per aumentare le possibilità di riqualificazione o ricollocazione, credo che sia indispensabile intervenire sui processi di certificazione delle competenze allargando la possibilità di riconoscimento agli enti di pubblica utilità quali enti di formazione accreditati, enti di servizio al lavoro, fondi interprofessionali”, conclude.