Sistema pensionistico e riforma Fornero

Elsa Fornero, oggi 75enne, è stata ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali dal 2011 al 2013 nel Governo Monti in un periodo in cui l’Italia non navigava in ottime acque da un punto di vista dei conti pubblici. Per questo si rese firmataria di una legge che modificò il sistema pensionistico italiano. Una riforma, che tutti chiamano Legge Fornero e che ancora oggi gli sta dando problemi. Ne ha parlato nel corso di un’intervista rilasciata ‘La Stampa’ per la rubrica «Bosco dei Saggi».

Elsa Fornero ha ammesso di essere ancora oggi accompagnata negli eventi pubblici da due agenti della scorta che ne salvaguardano l’incolumità visto che ci sono tantissime persone che la odiano per quella sua riforma che allontanò per molti l’anno della meritata pensione.

Sul perché decise di firmare quella riforma, l’ex ministra ha ammesso di averlo fatto per salvaguardare le generazioni future in un periodo storico dove i conti pubblici in Italia erano in forte difficoltà. Ammette che non è una riforma perfetta ma era il massimo che si poteva fare in quegli anni e che ancora oggi chi promette di cambiarla non lo fa, ma apporta solo modifiche. «Non è certamente una riforma perfetta. Ma era il massimo che potevamo fare nelle poche settimane che abbiamo avuto a disposizione prima che la situazione del Paese precipitasse. Non avevamo alternative allora e ne abbiamo poche anche oggi. Tanto è vero che chi prende i voti con la promessa di “superare la Fornero” poi si deve accontentare di piccole modifiche», ha detto. Si stima che la sua riforma abbia fatto risparmiare circa 80 miliardi di euro all’erario ma abbia provocato anche 170.000 esodati, un costo sociale molto elevato da pagare.

Cosa prevede la Legge Fornero

La riforma Fornero fa riferimento ad una serie di cambiamenti apportati al sistema pensionistico italiano contenuti nel Decreto Salva Italia di fine 2011. Modifiche ritenute essenziali per mantenere il sistema sostenibile in un periodo storico pessimo per i conti pubblici. Gli obiettivi erano bilanciare la spesa pubblica per le pensioni e stabilizzare il sistema nel lungo periodo per salvaguardare le nuove generazioni.

Tra le novità più importanti:

il passaggio da un sistema retributivo a contributivo per tutti;

l’introduzione di un’unica pensione anticipata con l’abolizione del sistema delle quote;

l’estensione dell’applicazione del meccanismo di adeguamento alla speranza di vita dei requisiti di accesso ai trattamenti pensionistici. Questo ha comportato un innalzamento dei requisiti per l’età pensionabile.

La legge, scritta in un periodo particolare per la situazione economica dell’Italia, è stata duramente criticata dai partiti che nei programmi elettorali degli anni a venire hanno sempre inserito il suo superamento. Puntualmente però sono state apportate delle modifiche ma non il superamento definitivo.

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