Fanghi immessi in mare senza essere trattati attraverso il depuratore di Napoli Est. Per questo motivo c’e’ anche la contestazione di disastro ambientale nei confronti di alcuni degli indagati arrestati oggi da polizia e Guardia di finanza napoletane. Nel mirino la Sma, la societa’ della Regione che si occupa di rifiuti e depurazione. Sono emersi numerosi episodi di corruzione, anche di appartenenti alle forze dell’ordine, oltre a gare d’appalto pilotate. La Procura aveva chiesto l’arresto dell’ex consigliere regionale Luciano Passariello, richiesta tuttavia non accolta dal gip. Tra i coinvolti nell’indagine ci sono Lorenzo Di Domenico, direttore generale pro tempore della Sma, arrestato e ora ai domiciliari,indagati per avere accettato la promessa di una tangente del 7% dell’importo. Tra gli arrestati, ai domiciliari, figura un ispettore di polizia del commissariato di Ponticelli, Vittorio Porcini. Domiciliari anche per Errico Foglia, direttore dell’impianto di depurazione di Acerra, l’ingegnere Giacomo Perna, responsabile della manutenzione Sma; il dirigente della Regione Campania Lucio Varriale e Agostino Chiatto. E c’e’ tanto denaro in contante suddiviso in pacchetti, che sta mettendo in difficolta’ le operazioni di conteggio, e’ stata trovata nell’abitazione dell’imprenditore Salvatore Abbate.
Il giudice per le indagini preliminari di Napoli, Vincenzo Esposito, ha firmato l’ordinanza in carcere per tre persone (salvatore Abbate, Salvatore Telesco e Giuseppe Savino), mentre ai domiciliari per quattordici persone. Due sono invece le sospensioni per sei mesi dall’esercizio della funzione pubblica. Altre otto persone sono invece indagate a piede libero. Le richieste d’arresto della Procura di Napoli sono del 2018 mentre l’indagine prende le mosse un anno prima. Un’inchiesta a tratti complicata perche’ ci sono state molte indiscrezioni pubblicate dai media che hanno in qualche modo compromesso il flusso di intercettazioni. Per gli inquirenti e’ emerso dalle indagini un reticolo corruttivo caratterizzante dai rapporti con strutture amministrative regionali e imprese che in una sorta di oligopolio condizionano pesantemente lo svolgimento di delicate funzioni amministrazione regionale, come lo smaltimento di fanghi derivati dagli impianti di depurazione. Ed e’ emersa anche il coinvolgimento della criminalita’ organizzata. In particolare dalle indagini emerge l’interesse di gruppi dell’Alleanza Secondigliano, del clan Cimmino-Caiazzo del Vomero.