Smart working, ecco le proposte dei partiti in vista delle elezioni

Il lavoro da remoto trova poco spazio nella campagna elettorale delle politiche 2022. Non tutti i programmi dei partiti ne parlano, vediamo quali lo fanno

Era uno degli argomenti più caldi durante la pandemia. Ora, invece, trova poco spazio nei programmi elettorali dei partiti politici italiani. Lo smart working ha permesso a un gran numero di lavoratori di portare avanti il proprio lavoro malgrado il lockdown e il distanziamento sociale. Nel tempo poi sono stati colti altri benefici del lavoro da remoto.

È molto probabile che, anche se in maniera differente, proseguirà a far parte della vita professionale degli impiegati italiani. Molte aziende, infatti, hanno firmato accordi con i sindacati allo scopo di regolamentare il lavoro da casa. Per lo smart working, inoltre, dal 1° settembre cadrà il regime in deroga e rimarranno solo le disposizioni sulla comunicazione semplificata (per tutte le novità in arrivo il 1° settembre vi rimandiamo al nostro approfondimento qui).

I dipendenti delle Pubbliche amministrazioni centrali si troveranno in una situazione di incertezza, per via delle indicazioni diverse fornite da ogni ministero (del caos per i dipendenti pubblici abbiamo parlato in modo approfondito qui). Lo smart working, nonostante questa incertezza normativa e organizzativa, sembra essere sparito dai radar della politica; ma con alcune eccezioni.

Smart working, cosa vuole fare il Pd di Letta

Lo smart working trova spazio nel programma del Partito Democratico guidato da Enrico Letta. Nel documento si legge tra i punti programmatici quello della «promozione dello smart working, anche ai fini di favorire le esigenze di conciliazione dei tempi di vita e lavoro, di ridurre le emissioni di agenti inquinanti e di migliorare, nel contempo, la vivibilità dei centri urbani e rivitalizzare i piccoli borghi sempre più spopolati».

Smart working, cosa vuole fare il centrodestra di Meloni-Salvini-Berlusconi

Il lavoro da casa non è menzionato invece nei programmi di Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni né in quello di Forza Italia di Silvio Berlusconi, ma è invece citato nel programma della Lega.

Il Carroccio evidenzia come «la pandemia abbia accelerato i percorsi rispetto ad alcune aree specifiche come lo smart working» imponendo quindi l’esigenza di «modernizzare l’organizzazione del lavoro, implementando tecnologie digitali e nuovi modelli di lavoro flessibile, lavoro agile e smart working».

Smart working, cosa vogliono fare M5S e Terzo Polo

Non c’è traccia del lavoro da casa nel programma del Movimento 5 Stelle. Il Terzo Polo, formato da Italia Viva di Matteo Renzi e Azione di Carlo Calenda, punta invece nel suo programma a rendere sistemici gli istituti sperimentati durante il Covid-19 a tutela dei lavoratori fragili.

In particolare, nel caso di persone con disabilità o in condizioni di fragilità, il diritto al lavoro agile da eccezione deve diventare strumento strutturale, scrivono Renzi e Calenda.

Premono per un rinforzamento dello smart working anche Sinistra Italiana e Verdi, che all’interno delle proposte per la mobilità sostenibile rimarcano la necessità di «favorire lo smart working per tutti i lavoratori e lavoratrici la cui presenza non è richiesta fisicamente».

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