“Il rispetto della parità di genere è un valore fondativo del Pd, non a caso scritto a chiare lettere nel suo statuto. Che venga negato in modo così brutale non è un problema delle donne del Pd. È un problema del Pd. E anche piuttosto grande”, scrive su Twitter Matteo Orfini.
“Qui si osserva che la più a sinistra in questo governo è Mara Carfagna (e che le donne le porta Silvio)” scrive, su Instagram, la giornalista ed ex direttrice de l’Unità, Concita De Gregorio.
Si parla del caso dell’assenza di una qualsivoglia presenza femminile nella delegazione del Pd al governo: tre ministri (Guerini, Franceschini, Orlando), tutti e tre maschi. Appena legge la lista dei ministri, la senatrice Valeria Fedeli ex segretaria dei tessili della Cgil, riformista doc – non ci vede per la rabbia e scrive su Twitter: “Non riesco a capacitarmi. Neanche una donna del mio partito nell’elenco di ministre e ministri”.
Valentina Cuppi, sindaco di Marzabotto e presidente dell’Assemblea nazionale dem, s’indigna: “Stavolta la misura è colma”, dice, ma assicura che “Zingaretti non c’entra nulla, lui s’è battuto come un leone” e annuncia la convocazione ad horas della Conferenza delle donne.
Laura Boldrini, ex presidente della Camera che si faceva declinare il titolo al femminile e che nel Pd è una new entry, parla di “fatto gravissimo, vergognoso. Non basterà di certo che ora entri qualche sottosegretaria, per il Pd”.
Livia Turco, ex ministro che viene dal Pci: “Ha vinto un’insopportabile logica maschilista e correntizia”.
I tre ministri maschi, come le loro rispettive correnti di appartenenza (Base riformista per Guerini, Area dem per Franceschini e Dems di Orlando) restano muti.