solstizio inverno

Solstizio d’inverno e Natale: decifriamo il messaggio profondo

L’uomo delle origini” era un tutt’uno con la Natura, un essere distinto ma non separato da essa. Definito “primitivo”, nella sua accezione positiva del termine (Esiodo lo colloca nell’“età dell’oro”) l’uomo sapeva bene che tutto è dominato da un eterno ciclo di morte e resurrezione.
Per lui, l’imperituro passaggio cosmico autunno-inverno, il susseguirsi di buio e luce, vita e morte, facevano parte integrante di un fluire simbiotico con la Grande Madre.
E proprio alla Madre erano dedicati i principali rituali propiziatori: sia come ringraziamento per i generosi
frutti con cui nutriva i suoi figli, sia nella convinzione che essi influenzassero i cicli cosmici.

Il Natale o Yule e il suo legame con il Solstizio d’inverno Impregnati di simboli e significati esoterici di morte e rinascita, gesti, azioni, cerimonie e riti erano tutti tesi a favorire il ritorno della vita e contestualmente a esorcizzare le tenebre.

La festività del Natale (che corrisponde alla festa celtica precristiana di Yule o Jol e alle tradizioni germaniche) e il Solstizio d’Inverno, si inseriscono in questo contesto celebrativo. La derivazione etimologica del termine Yule è tuttora controversa, ma diverse teorie ritengono che esso significhi “ruota”, quale punto d’incontro ciclico, sempiterno, tra passato e presente. Una sorta di portale che congiunge il vecchio al nuovo. La celebrazione, per via delle sue peculiarità, è intimamente connessa con il fenomeno astronomico del Solstizio d’Inverno.

La celebrazione del solstizio d’Inverno.

I solstizi, emblema della ciclicità, hanno da sempre affascinato le antiche culture, che li celebravano con rituali esoterici di ogni genere. Quello invernale cade solitamente il 21 dicembre, (certi anni il 22) e segna l’inizio della stagione invernale. E’ un momento di passaggio importante, sospeso, un simbolo di morte/rinascita.
La cosiddetta “mezzanotte del ciclo solare” rappresenta infatti un momento di transizione tra oscurità e luce, un passaggio da un periodo di energia vecchia e stagnante a un altro caratterizzato da una ventata d’aria fresca e frizzante, che ci apre a una nuova vita.

Ma cosa significa solstizio?

Il termine solstizio deriva dal latino solstitium, composto da sol “sole” e “sistere”, cioè stare “fermare, fermarsi”. Esso rappresenta il momento di stasi del sole. In effetti, il giorno del solstizio d’inverno, sembra che il sole smetta di muoversi all’orizzonte.

Cosa avviene a livello astronomico?

Nel suo cammino annuale, il sole percorre una linea ellittica. Collegando i quattro punti cardinali Est-Ovest e Nord-Sud, si ottiene una croce inscritta in un cerchio. L’asse orizzontale è dato dagli Equinozi e quello verticale dai poli, che corrispondono ai Solstizi. Quando l’astro solare tocca la sua massima declinazione, in corrispondenza del tropico del Capricorno, abbiamo il giorno più corto dell’anno nell’emisfero Nord.

Significato esoterico del solstizio

Lo studioso di simbolismi René Guénon assimilò l’universo a una “caverna cosmica”, un luogo tenebroso e nascosto, indispensabile per la seconda nascita dell’iniziato. Guénon, partendo dalla constatazione dei punti astronomici, collegò i solstizi ai due punti di accesso segnati dallo zodiaco sull’asse Nord-Sud. Nel simbolismo solstiziale, essi fungerebbero da entrata e da uscita, laddove la “porta degli Dei” è associata al Solstizio d’Inverno e alla costellazione del Capricorno, e la “porta degli uomini” è invece associata a solstizio estivo e alla costellazione del Cancro.
Per Guénon, percorrere l’antro cosmico equivale a fare un viaggio cosciente nell’underworld, compiere una morte in vita rituale, per poi rinascere attraverso il rito di iniziazione. La soglia è dunque una “porta degli uomini” i quali,
stando alle parole dello studioso, “possono essere tanto degli iniziati ai ‘piccoli misteri’ quanto semplici profani, poiché non hanno ancora superato lo stato umano.” Di contro, la porta d’uscita è indicata come porta degli Dei, varco dal quale passano solo gli esseri che hanno accesso a stati superiori.

Riti del Nord associati al solstizio e al Natale

Anticamente, nei paesi germanici e scandinavi si celebravano diverse divinità legate al solstizio e alla natività:

  1. lo “splendente” Balder il Buono, figlio di Odino-Wotan e di Frigga, vittima innocente, ucciso coll’inganno e poi rinato l’ultimo giorno per salvare il mondo;
  2. Freyr, della stirpe dei Vani, Dio norreno della bellezza e della fecondità, cognato di Odino e fratello
    di Freyia;
  3. La Dea Sól, figlia di Mundilfœri e moglie di Glenr. Legata a un culto arcaico, Sól guidava i cavalli del
    carro solare “perché illuminassero i mondi”; Sempre nei Paesi del Nord si festeggiavano diverse feste druidiche del risveglio del Sole, tra cui Alban Arthuan ovvero la festa della Luce di Artù.

Nella mitologia nordica, il solstizio invernale coincideva anche con la prima neve, un augurio per i raccolti primaverili.

Riti del Sud

Nell’Antico Egitto, in occasione del solstizio d’inverno si festeggiava il dio Horus.

Gli antichi greci officiavano il solstizio invernale celebrando la nascita di Dioniso.

Gli antichi romani, dal 17 al 23 dicembre (e poi fino al 25) si dedicavano invece ai Saturnalia, cinque giorni di pura follia in cui tutto era lecito. Queste celebrazioni facevano da preludio al ‘dies natalis Solis Invicti’, il giorno di nascita del Sole Invincibile, che cadeva proprio il 25 dicembre (giorno in cui la luce vede il sole riprendere la sua corsa nella volta celeste dopo 3 giorni di stasi, rinascendo dall’oscurità).
Anticamente, il fenomeno destava una certa inquietudine, perché sembrava davvero che il sole venisse risucchiato in qualche dimensione lontana, ma il Sole ne usciva sempre, e comunque, Invictus!

Da qui il nome della festività.

Per l’occasione, si celebrava la morte del Vecchio Sole, Mithra (divinità solare di origine persiana) e la nascita del Sole Bambino.
Questa festività sarebbe poi stata adottata dai cristiani, che la trasformarono nel Santo Natale, grazie
a Papa Giulio I (337-352).
Tra il 21 e il 25 dicembre, storicamente e mitologicamente, sarebbero nate tantissime altre divinità di culture diverse, oltre a quelle appena elencate, tra cui il Quetzacoatl messicano, Zaratustra, Buddha, Krishna, Tammuz (Babilonia).

Anche il cristianesimo ha preso in prestito il rito e lo ha associato alla nascita di Gesù, quale emblema della rinascita del Sole. A dire il vero, Gesù non è nato il 25 dicembre bensì in primavera.

Perché si è scelta allora l’attuale data di nascita?

Nel 3°secolo, quando il culto di Sol Invictus divenne religione di stato, i cristiani erano ancora perseguitati. Nel 313, l’imperatore Costantino il Grande, oltre a porre fine alle persecuzioni, promulgò la libertà di culto per tutti i cittadini romani.
Costantino, in un primo tempo considerato adepto del Sol Invictus, concesse alla Chiesa cristiana una serie di privilegi.
Per tali motivi, nel 336 la Chiesa designò il 25 dicembre quale ricorrenza della nascita di Gesù, vera “Luce del Mondo”, nonostante questa giornata fosse già dedicata a Sol Invictus.

Curiosità: Solstizio d’inverno e viaggio sciamanico

Ma torniamo al solstizio. Secondo la tradizione sciamanica, in questo giorno il Sole, l’elemento maschile il “procreatore” dal 22 al 24 dicembre, viene partorito nuovamente dalla sua Madre. Poi, come figlio ed amante, garantisce la fertilità della sua sposa.

Per prepararsi all’avvento del solstizio d’inverno, gli sciamani di etnia itelmena, del Kamcatka, in Siberia, così come quelli delle popolazioni evenke, o ancora i coriacchi nell’estremo oriente della Russia, appendevano agli alberi i funghi rossi della velenosissima amanita muscaria, un fungo allucinogeno.
In questo modo ne amplificavano gli effetti psicotropi e al contempo ne riducevano la tossicità.
Gli alberi scelti erano conifere: pini e betulle, che nella simbologia rappresentano l’asse terrestre.
Quando i funghi erano completamente essiccati, lo sciamano li raccoglieva, li metteva dentro un sacco e li posizionava accanto al camino.
Il 21 dicembre, in occasione del solstizio d’inverno, (quando il sole resta apparentemente immobile per tre giorni nel punto più basso dell’equatore), lo sciamano ingeriva il fungo e partiva per il suo “viaggio”, in uno stato non ordinario di coscienza, attraverso i tre mondi: Inferiore, Medio e Superiore. In questi tre regni egli comunicava con gli spiriti, gli “Ongon”, apprendendo i segreti che animali e piante custodivano e celebravano nel continuo rinnovarsi dell’esistenza.
Una curiosità: pare che questi funghi conferiscano alla pelle un incarnato rossastro. Ecco perché il nostro Babbo Natale viene rappresentato con le guance piene e rubiconde. Anche il suo abbigliamento con cappotto rosso e stivali neri, ricorda quello degli sciamani siberiani. Ad accompagnare lo sciamano erano le renne, che a seguito dell’ingestione del fungo correvano così velocemente dando l’impressione di volare. La mattina del 25 dicembre, a viaggio terminato, lo sciamano scendeva da una sorta di “camino primitivo”, l’unica via di accesso, visto che durante l’inverno le porte delle “yurte”, (capanne fatte di betulla) erano completamente sigillate dalla neve.
Agli abitanti, lo sciamano portava doni di guarigione e saggezza provenienti dal mondo degli spiriti e venivano pertanto celebrati il ritorno della luce, fonte di vita sulla terra, la venuta del Sole, la rinascita, la salvezza del mondo dall’oscurità.

Il messaggio delle due festività

Da un punto di vista esoterico, il Sol-stizio/Sol-invictus e il Natale rappresentano i diversi momenti della trasformazione (alchemica): il momento di morte apparente (nigredo, la notte) da cui nasce (albedo, alba, il “natale”) una nuova vita (rubedo).

Sintetizzando:

Il solstizio d’inverno è un momento di transizione da uno stato all’altro. Per superarlo e rinascere non dovremmo temere di addentrarci nel buio interiore, perché è proprio lì che nasce il nostro massimo splendore. Parafrasando C. G. Jung “Non raggiungeremo mai la nostra totalità, se non ci assumiamo l’oscurità che è in noi, poiché non c’è corpo che, nella sua totalità, non proietti un’ombra, e questo non in virtù di certi motivi ragionevoli, bensì perché è sempre stato così e perché tale è il mondo.
Solo addentrandoci dentro il nostro buio con una fede impeccabile, riusciremo a liberarci delle vecchie credenze, a morire e rinascere simultaneamente, lasciando sbocciare la nostra vera interiorità;

Il Natale è la fine della transizione, la rinascita, il simbolo dell’interiorità, della spiritualità, che in alchimia si traduce nello sforzo di elevare la materia fino a raggiungere la perfezione spirituale. Far nascere Gesù nei giorni del solstizio d’inverno ha un significato legato al culto della vita e del sole che vince contro le tenebre.

Al di la di tutto, Solstizio e Natale sono “spiriti”, daimones: una forza, un’intento, una volontà (per usare le parole di Gurdjieff) che “animano” questi giorni, dando loro una particolare intonazione.

Circa Simona Mazza

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