“Il primo scenario che abbiamo considerato – scrive Pagnoncelli – fa registrare la netta affermazione della coalizione di centrodestra (Lega, FdI e FI) su quella giallorossa (Pd, M5S e una lista Sinistra italiana-Art.1): 211 seggi a 169 alla Camera e 104 a 84 al Senato. I restanti seggi attribuiti su base proporzionale sarebbero assegnati a due ipotetiche liste «centriste», nate dall’aggregazione di Azione e +Europa la prima e la seconda da Italia viva, Coraggio Italia e Noi con l’Italia”.
“Il secondo scenario – prosegue il Corriere – prevede la presenza di una coalizione composta da Forza Italia alleata alle due liste «centriste». In questo caso si otterrebbe un pareggio tra la coalizione giallorossa accreditata di 182 seggi alla Camera e 90 al Senato e quella tra Lega e FdI che si attesterebbe a 181 seggi alla Camera e 91 al Senato. Ago della bilancia la coalizione di centro che otterrebbe 35 deputati e 16 senatori. Il terzo scenario, basato su una coalizione di (quasi) tutti i partiti contrapposti alle tre forze del centrodestra, farebbe registrare un vantaggio di quest’ ultimo sia alla Camera (200 a 190) sia al Senato (99 a 94), decisamente più risicato rispetto al primo scenario”.
Per quanto riguarda i flussi elettorali, annota ancora Pagnoncelli, “la Lega perde oltre due elettori su cinque (43,9%) tra coloro che l’avevano votata nel 2019, uno su quattro (25,5%) voterebbe FdI, il 4,1% Forza Italia e l’8,5% si dichiara indeciso o propenso ad astenersi; al contrario FdI può contare sulla fedeltà dell’83,6% dei propri elettori alle Europee (è il partito con la fedeltà più elevata) che oggi rappresentano «solo» un quarto (25,7%) di coloro che sono propensi a votare il partito di Giorgia Meloni che ha mostrato una forte capacità di attrazione, soprattutto di elettori provenienti dalla Lega (41,7%), dall’astensione (19,8%), da FI (5,5%)”.