Era probabilmente uno degli impianti termali più grandi della Sicilia a noi pervenuto, due vani, un cortile con ali porticate e pure un pavimento a mosaico. È quanto stato scoperto nell’area archeologica di Halesa Arconidea, a Tusa, a seguito della conclusione della quinta campagna di scavi condotta dall’Università di Palermo, in collaborazione con il Parco archeologico di Tindari e il Comune di Tusa.
«L’impianto termale venuto alla luce – ha detto l’assessore ai Beni culturali, Francesco Paolo Scarpinato – rappresenta un unicum in Sicilia per il ricchissimo apparato decorativo e per le dimensioni, pari a circa 800 metri quadrati, tra i più estesi dell’Isola».
Gli scavi hanno portato alla luce anche un vasto complesso monumentale, fino ad ora ignoto, composto da un reticolo di strade, e un nuovo tratto di fortificazioni, utili per la ricostruzione di un nuovo assetto urbanistico della città ellenistica e romana.
«Considerata l’importanza dei ritrovamenti archeologici – ha detto Domenico Targia, direttore ad interim del Parco archeologico di Tindari – il sito sarà immediatamente oggetto di puntuali interventi di restauro conservativo e di messa in sicurezza, al fine di garantirne la valorizzazione e la fruizione».
L’area archeologica di Halaesa Arconidea è un’antica città fondata nel 403 a.C. su una collina che domina la vicina costa tirrenica e la valle del fiume Tusa.
Le testimonianze archeologiche, monumentali ed epigrafiche, oltre ai rinvenimenti dal territorio attestano un elevato tenore di vita in età ellenistica e nella prima età imperiale, probabilmente anche grazie alla sua posizione geografica.
Meno consistenti sono invece i dati relativi alla media e tarda età imperiale, soprattutto dall’area urbana. Successivamente la città fu sede vescovile, prima di essere del tutto abbandonata, forse intorno al X secolo, e risorgendo nell’odierna Tusa sulla sommità di una altura naturalmente fortificata.
L’Università di Palermo, in concessione con il Parco Archeologico di Tindari, ha avviato un progetto di ricerca, guidato dal professore Aurelio Burgio, che riguarda un settore delle fortificazioni, circa a metà del versante orientale (tra una postierla e due delle torri (B e C) qui identificate da due campagne di scavo negli anni ’50 del secolo scorso).
L’impianto termale e il complesso monumentale scoperti sono proprio il risultato degli scavi condotti grazie al progetto di Unipa.