Più si parla della Loren, più le si dedicano omaggi e riconoscimenti, più si ripercorrono le tappe della sua carriera, più si replicano interviste, ritratti, monografie, dossier, voci enciclopediche, più si raccolgono testimonianze di celebri colleghi e illustri intellettuali, più la sua avventura esistenziale e professionale appare nuova, fragrante, sorprendente. Il critico Valerio Caprara centra un fenomeno tutto particolare che riguarda Sophia Loren: più si sa di questa attrice che è una bandiera del cinema italiano all’estero, amatissima anche in Italia, un mito che resiste insomma, e più abbiamo voglia di scoprire nuovi dettagli che diano contorni sempre più definiti a quella che resta una favola.
L’attrice cresciuta a Pozzuoli, che ha compiuto 86 anni il 20 settembre scorso ed è tornata sul set per amore del figlio regista Edoardo e per una storia che ha sentito particolarmente vicina (La vita davanti a sè, su Netflix dal 13 novembre) non ha mai fatto mistero di aver vissuto una storia fantastica, fiabesca, alla quale lei ha aggiunto determinazione e talento.
Paolo Lubrano, in omaggio ai suoi 70 anni di carriera, ha scritto ‘Portandomi dentro questa magia’ (Cultura Nuova editrice pp 216, euro 18,05) , la ricostruisce nei minimi dettagli.
L’autore è un produttore cinematografico, ideatore del premio Civitas ma soprattutto condivide con Sofia Scicolone l’origine: i vicoli di Pozzuoli, il quartiere popolare delle piscinelle, Via Solfatara numero 5, un centro con reperti archeologici meravigliosi, scorci sul mare indimenticabili e anche tanta povertà. “Nascere qui è come nascere in un sogno. Sofia è sbocciata su questa terra. Lei e Pozzuoli sono una sola cosa, come palmo e dorso della stessa mano”, scrive l’autore. La prefazione firmata da Ludovica Nasti, Lila della serie “L’amica geniale” vuole essere quasi un passaggio di testimone tra la mitica Sophia e la piccola attrice, due “puteolane doc”.