‘Sotto la luce’, forme e visioni in architettura di Marialilia Brando

‘Sotto la luce’, forme e visioni in architettura di Marialilia Brando. Personale a cura e presentazione di Gianni Nappa, 11 dicembre prossimo a Napoli, al ‘BackLightStudio’. Una ricerca che si snoda tra vari luoghi che hanno forti connotazioni architettoniche e di storia. Marialilia Brando è un attenta ricercatrice di emozioni, e le cerca nel suo bagaglio culturale, come prodotto di una complessa ricerca sviluppata in fotografia, attraverso viaggi, sguardi, sensazioni che i luoghi rimandano a tutti e che lei codifica attraverso un senso ben delineato dell’estetica, soprattutto sfruttando la luce, che diventa l’arma del suo percorso stilistico. La luce dunque, elemento su cui si fonda tutta la storia della fotografia, rende i volumi delle architetture in contrapposizione con il nero dei vuoti, con i luoghi e pareti nascosti alla luce, in una formula che mantiene nell’equilibrio le foto dell’artista. Le sue serie fotografiche sono dedicate ai luoghi come l’ Eur di Roma o il Museo Maxxi sempre di Roma dove la forma è anche il titolo che da al suo progetto fotografico, e dove con le scelte forti di Zaha Hadid, progettista del museo Capitolino e l’Eur che Piacentini nel 1938 diresse nella sua realizzazione classica e ispirata all’architettura Romana e soprattutto piena di contrapposizioni di elementi strutturali con statue e riferimenti alla grandiosità voluta all’epoca. La forma ovviamente, si compone di elementi razionali come curve perfette e pareti dove i colori dominanti si compiono con il cielo rideterminando un insieme cromatico forte ispirato al mediterraneo, e dal quale la Brando trae scorci e precisi punti di vista che proprio per la connotazione classica offrono forti contrasti tra luce e ombre, e dove le inanimate figure in marmo e pietra fungono da memoria della classicità più retorica, ma che nelle foto si pongono come ‘abitanti’ di un luogo a pieno titolo, fornendo anche termine di estetica e rilevanza per il volume voluttuoso delle vesti, che formano con il cavallo rampante, immortalato sullo sfondo degli archi inondati dal sole, con un preciso disegno di pieni e vuoti che come sempre negli scatti di Marialilia cercano una fuga verso l’esterno della bidimensionalità. Ma anche la forma e la luce si confrontano con i riflessi, che dalla luce riportano effetti e cromie, e che lasciano affascinati gli occhi di chi si ferma a cercare di capire la natura ed anche la bellezza di un nulla che solo la luce più far vivere e che nei materiali della stazione di Piazza Garibaldi a Napoli, sono in accordo con le murature, così come già sperimentato a Roma nel Maxxi, e quindi un pieno e l’idea di un vuoto, con le innumerevoli rimandi che i riflessi offrono, porgendo alla vista il calore del sole nelle varie bisettrici di caduta che trova nel suo cammino. Ode quindi alla luce che anche nei lavori del progetto forma, sono la ricerca della trasparenza nei vetri colorati e no, che irradiano di luce diffusa diurna, gli ambienti che si esaltano presi dal basso. In tutta la produzione dell’artista si evince la ricerca di una geometria interna alle cose, di una regola in cui inserire i pensieri e le emozioni, una personale decisione a non derogare dalla ricerca le linee assiali e giochi di perfezioni architettoniche, nei giochi che contrappongono curve e linee dritte. La fotografia nel passaggio dall’analogico al digitale ha trasformato i dati di luce e soprattutto la post produzione digitale che i software offrono, non sempre rispondono ai criteri di qualità richiesti, e l’artista che non ne fa uso, ma sfrutta soprattutto nello scatto tempi sottoesposti pone appunto l’esigenza della realizzazione manuale come unico modo di concepire uno scatto, senza poi dimensionare in termini di colore e di luce, regolazioni che falserebbero l’impianto originale. Una personale che raccoglie più progetti realizzati in tempi diversi, ed anche in condizioni diverse, ma nella loro complessità rappresentano chiaramente il linguaggio artistico di Marialilia Brando, che persegue un tracciato riconoscibile di un personale sentimento sia culturale che di estetica, e lo esprime con bravura per l’equilibrio che le sue fotografie hanno, e questo è un dato che l’esperienza costruisce nel tempo. Un percorso godibile in mostra degli scatti rappresentativi per progetto in vari formati che conducono in Italia in luoghi della conoscenza collettiva, che nelle foto della Brando sono luoghi ancora da scoprire, e certamente anche laddove conosciutissimi, visti in modo personale e artistico, perché la fotografia non è solo reportage e non può essere solo riconoscibile come prima arte nei nomi del mercato consolidato, è sostenibile che sia riconoscibile anche per la sua capacità di essere identitaria, di saper equilibrarsi nel panorama cittadino, come cifra unica, che nell’esaltare la luce, coglie aspetti architettonici importanti, ne segna una vita di immagini che sanno coglierne gli aspetti inimmaginati; Marialilia riesce nel compito di essere visione e allo stesso tempo una realtà propria, pulita, leggibile e riconoscibile.

 

Gianni Nappa

 

Circa Roberto Cristiano

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