“Sotto lo sguardo di un Dio indifferente” di Ciro Caiazzo

Premessa: il libro Sotto lo sguardo di un Dio indifferente è un breve, fluido saggio filosofico introspettivo che a lievi tratti dà l’impressione di essere romanzato e narrativo, poiché corredato da articoli scritti da antichi e moderni filosofi. Lo stile è naturale e discorsivo, arricchito di parziali riflessioni autoriali, storiche e cronachistiche. La scrittura è limpida ed essenziale. Il fraseggio è costruito dall’autore attraverso un ritmo semplice, lievemente accademico ma spontaneo. Questa modalità di scrittura permette al lettore di appassionarsi. Il passo discorsivo, che si mantiene intatto per tutte le pagine, prende però a volte il sopravvento eccedendo in toni da saggio personalistico. Ciò gli conferisce quella fresca e pregevole semplicità derivante proprio dal ricorso alle riflessioni personali e non alle analisi accademiche.

Sul piano strutturale, la divisione a grappoli è classicamente ingegnosa. Sigla un istantaneo piano di attenzione con il lettore, che viene perentoriamente costretto a confrontarsi con il dramma dell’esistenza e del rapporto con Dio, argomento del saggio.

In un saggio di 28 brevi capitoli più un prologo e un epilogo, Ciro Caiazzo analizza con senso critico e attitudine enciclopedica le domande e i dubbi che l’umanità si pone da sempre su Dio. Esiste davvero un Dio? E, se esiste, perché permette che nel mondo da Lui creato ci siano le guerre, le carestie, le catastrofi naturali, la sofferenza e la morte?

Nasce così l’ulteriore domanda: perché dobbiamo amare un Dio padre che si dimostra indifferente alla sofferenza inflitta ai suoi figli, un presunto Padre che non protegge i suoi figli, da tutti i su elencati mali che lo tormentano?

Il saggio “Sotto lo sguardo di un Dio indifferente” è un libello teologico filosofico di indubbio interesse perché imperniato su uno dei più grandi temi dell’umanità: il rapporto uomo-Dio.

Facendo ricorso al ragionamento logico-deduttivo e appoggiandosi costantemente all’autorità di menti eccelse di ogni epoca storica, dagli scrittori classici greci e latini ai filosofi moderni, l’autore giunge all’amara conclusione che Dio, se esiste, non ama gli uomini. Attraverso una lucida e serrata analisi dei vari aspetti salienti della religione, della natura, in definitiva dell’esistenza stessa degli esseri umani, l’autore porta avanti la sua tesi, anche facendo ricorso alle pagine dei grandi pensatori della storia: Dio non ama gli esseri umani e con il dono della vita gli ha fatto un dono avvelenato.

Questa è l’ultima opera di Ciro Caiazzo. Come nei precedenti libri, anche in questo l’autore esprime la sua disillusione che sconfina nel rancore nei confronti di un Dio che ha imposto una modalità di creazione, a suo vedere, insufficiente e incompleta. Egli, come agnostico, ritiene che il Creatore, se esiste, ha creato l’uomo difettato avendo progettato un modello di evoluzione che, dotandolo di una vita basata su una feroce lotta per la sopravvivenza, lo ha reso fin dai primordi uno spietato assassino predatore costringendolo a una dura lotta per la sopravvivenza resa ancor più difficile da altri fattori, quali l’ostilità della natura, che si esprime con le calamità naturali e le epidemie, ecc. e l’ostilità dell’uomo che si esprime con le guerre, i genocidi, ecc…, il tutto sotto lo sguardo di un Dio indifferente.

L’autore si chiede perché l’Onnipotente ha imposto alla specie umana un processo evolutivo così lungo e complesso, foriero di sofferenze, giungendo alla conclusione che Dio evidentemente non ama e non ha mai amato l’uomo. L’uomo però per superbia vuole illudersi del contrario, supportato dall’ipocrita Chiesa che insiste nel propugnare un inesistente amore divino non confortato da alcuna prova.

Caiazzo contesta la modalità della creazione che consente tutti i mali e le sofferenze imposte dall’invecchiamento che comporta una perdita progressiva di tutte le facoltà fisiche e mentali e soprattutto contesta la modalità di una morte preceduta da una lunga e mortificante agonia, che si esaurisce con la putrefazione del corpo, la più grande mortificazione imposta all’uomo. Pertanto l’avere condannato l’uomo alla morte preceduta da un’orribile vecchiaia non è stato, secondo l’autore, un atto di amore da parte di Dio. Sorge così il dubbio che Dio non sia così onnipotente come la ipocrita Chiesa vuole farci credere e tanto meno un Padre amorevole.

Cosicché l’autore si chiede come può l’uomo amare un siffatto Dio che assiste indifferente alle infinite disgrazie e tormenti imposti all’umanità quali guerre, epidemie, catastrofi naturali, genocidi. Un padre amorevole interverrebbe a protezione dei figli. Ciò non accade mai. Dio è indifferente. L’indifferenza divina è talmente profonda da convincere l’uomo della inesistenza di Dio.

Questo è ciò che non si perdona a Dio, che rende molto difficile amarlo e che porta alla conclusione che l’uomo deve ricambiare Dio con la stessa moneta: l’indifferenza.

In questo quadro di pessimismo e oscurantismo, all’apparenza deprimente, l’autore salva solo l’amore, l’autocoscienza e l’immaginazione, tre caratteristiche tipiche della specie umana, che possono conferire un senso alla vita, restituendole dignità e giustificazione. L’autore, in un estremo rigurgito di ottimismo, ipotizza che forse esiste ancora un barlume di speranza per l’umanità qualora riuscisse a sostituire i precetti “Ama il prossimo tuo” con “Rispetta il tuo simile”, “Ama il tuo Dio” con “Rispetta la natura” e la parola “Amore” con la parola “Solidarietà” abiurando finalmente l’ipocrita insegnamento della Chiesa.

Comunque, al di là del messaggio che può essere condiviso o meno, l’opera presenta alcuni punti di forza: l’argomento, di interesse trasversale; la ricerca rigorosa condotta con metodo scientifico; la chiarezza espositiva.

Concludiamo la recensione con la seguente nota. Come ha scritto l’autore in un suo precedente libro, questo libro non è per tutti, è per gli “spiriti liberi” cioè per coloro che non temono di mettere in discussione le proprie idee, che hanno il dono dell’indipendenza intellettuale, il coraggio di contestare la religione con la ragione e che ripudiano il detto “bisogna credere per fede e non per ragione”.

Caiazzo infine, forse per un eccesso di onestà mentale, si spinge fino a dissuadere coloro che non hanno le suddette caratteristiche dall’acquisto del libro.

Ciro Caiazzo, napoletano, ha 85 anni. Si è diplomato presso il liceo classico “B. Vico” di Napoli, sotto la guida dell’umanista prof. Giuseppe D’Ascia. Laureato in ingegneria elettronica presso l’Università “Federico II” di Napoli, ha lavorato per i primi trenta anni presso diverse aziende aeronautiche e gli ultimi dodici presso un’azienda di progettazione e costruzione di impianti tecnologici prima quale dirigente di azienda e poi come amministratore delegato. Attualmente in pensione, vive a Napoli con la moglie e si dedica, oltre che alla scrittura, anche allo sport. Appassionato di lettura, ha pubblicato i seguenti libri: Pensieri sul viale del tramonto (Europa edizioni, 2017), Odio tutti fuorché Gesù Cristo (Armando Curcio editore, 2019) e La mente dell’uomo è il suo inferno (Armando Curcio editore, 2021). Ha ricevuto il premio letterario “Milano International”, il “Golden Aster Book”, il “Premio Voci – Città di Roma” e il “Premio letterario internazionale Città di Mesagne”. Ha pubblicato inoltre il saggio La dea irrazionale (Amazon Italia) e il libro La becera società (Guida editori). Con la sua ultima opera, il saggio dal titolo “Sotto lo sguardo di un Dio indifferente”, ha chiuso la sua attività di scrittore avendo esaurito il messaggio che ogni uomo sente il bisogno di trasmettere al suo prossimo.

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