Soumahoro e indagine della Procura di Latina su moglie e suocera

Sono pesanti le accuse presenti nelle denunce sporte dal sindacato Uiltucs che hanno spinto la Procura di Latina ad aprire una indagine nei confronti delle coop Karibu e Consorzio Aid, gestite dalla suocera e dalla moglie del neo deputato per l’alleanza Sinistra-Verdi Aboubakar Soumahoro (che non è indagato). Maria Therese Mukamitsindo, 68 anni, e Liliane Murekatete, 45 anni, originarie del Ruanda, rispettivamente suocera e moglie del neodeputato respingono tutte le accuse e spiegano che nemmeno un euro di denaro pubblico è finito nelle loro tasche: “Tutto è stato speso per i rifugiati, ai quali ho dedicato 21 dei miei 68 anni. Tutto è rendicontato e posso provarlo”, ha spiegato Mukamitsindo in un’intervista a Repubblica.

Aboubakar Soumahoro si difende in lacrime con un video pubblicato sulle sue pagine social dalle accuse piovute sulla sua famiglia, dopo l’inchiesta aperta dalla procura di Latina sulle condizioni dei lavoratori nelle cooperative gestite dalla moglie e dalla suocera.

“Mi dite cosa vi ho fatto? – inizia così lo sfogo del sindacalista e neo deputato dell’Alleanza Sinistra e Verdi – È da una vita che sto lottando per i diritti delle persone”. E poi, tanto per chiarire aggiunge: “Mia moglie attualmente è disoccupata, è iscritta all’Inps”.

Con le mani giunte, un pianto disperato, Aboubakar Soumahoro ricorda la sua storia: “Sono una persona integra. Pulita. Lustratore di scarpe, figlio di un contadino e di una casalinga. Ho sempre lottato per la dignità del lavoro, tutta la mia vita è stata caratterizzata dalla lotta contro qualsiasi forma di sfruttamento. Voi mi volete morto ma non ci riuscirete”.

E poi ricorda che la moglie è disoccupata: “E iscritta all’Inps, non possiede allo stato attuale nessuna cooperativa. Perché non parlate con lei? Quando l’ho conosciuta lavorava già nell’ambito dell’accoglienza”. Oppure “parlate con mia suocera – dice ancora Soumahoro sull’inchiesta della Procura di Latina in cui il suo nome non compare – chiedete a lei che è proprietaria della sua cooperativa: sarò il primo a scioperare con i dipendenti e a lottare per i loro diritti”.

Ma nonostante il momento difficile promette una cosa: “La montagna di fango che state buttando su di me non seppellirà mai le mie idee. Volevate il negro di cortile, non lo sono e non lo sono mai stato. Sono una persona integra”.

Il neo deputato di Alleanza Verdi e Sinistra non risulta coinvolto in nessuna indagine.

I giornali  grondano di interviste ad Aboubakar Soumahoro, il deputato eletto con i Verdi e Sinistra italiana (nelle liste del Pd) considerato il paladino dei braccianti schiavizzati, ma al centro di una bufera giudiziaria per un’inchiesta della Procura di Latina  sull’attività di due coop gestite della moglie e dalla suocera. Maltrattamenti e sfruttamento, perfino di minorenni, queste le pesantissime accuse dalle quali oggi Aboubakar Soumahoro prova a difendersi sui giornali. Chiamando in causa, ovviamente, un presunto disegno politico, su cui Soumauhoro annuncia di aver ricevuto il sostegno di Saviano  e del condannato Mimmo Lucano, ex sindaco di Riace.

Su Repubblica a Sohumahoro viene chiesto cosa sapesse degli affari della moglie. “Liliane non possiede nessuna cooperativa, non fa parte di nessun Cda e non è mai stata all’interno del consorzio Aid. È vero che è stata una dipendente della Karibu, ma allo stato attuale è disoccupata- Cosa c’entro io con quella cooperativa? Perché non sono andati a chiedere notizie a mia suocera o a mia moglie? È la dimostrazione che è solo fango per delegittimare me e la mia lotta…“, dice il deputato di sinistra. Che si rifiuta di entrare nel merito delle accuse: “La mia resistenza a rispondere a queste domande non è dovuta a una volontà di eluderle. Però, non avendo io vissuto nulla in merito a questa vicenda, non posso fare affermazioni approssimative o per sentito dire con delle indagini della procura in corso”.

In questa vicenda spunta anche Roberto Saviano, protagonista dell’incontro tra Soumahoro e la moglie, conosciuta nel corso di un evento pubblico proprio a Latina, “dove ero andato insieme al mio amico Roberto Saviano”. “Lei + la donna che amo e per amarla non mi serve il suo casellario giudiziario. Liliane è la persona che, quando l’Italia era in lockdown, stava da sola a casa con un neonato, mentre io giravo il Sud per distribuire mascherine ai braccianti e alle persone bisognose. Adesso, quando esco di casa, mio figlio mi dice: papà, vai a fare la libertà”. Inutile dire che il deputato ha incassato la solidarietà del suo amico, e non solo. “Ringrazio Saviano, ringrazio il mio fratello e compagno Mimmo Lucano, ringrazio le attiviste e gli attivisti della comunità Invisibili in Movimento, ringrazio tutta la comunità virtuale che si è schierata dalla mia parte. Persino Maurizio Gasparri ha scritto che non ho alcuna responsabilità. Aspetto le prese di posizione degli altri”, dice, poi fa la vittima politica. “Io sono un nemico e un bersaglio ideale per la destra, ma anche per una certa sinistra sono scomodo. Una sinistra che non riesce a schierarsi dalla parte del lavoro, che si ricorda delle donne solo l’otto marzo, che non ha un orientamento chiaro sulla pace, che non dà seguito alle promesse sullo ius soli, che non sa la fatica di un operaio, la precarietà…”.

La precisazione di Gasparri

“Leggo una intervista dell’onorevole Soumahoro nella quale afferma che il sottoscritto avrebbe escluso ogni sua responsabilità nelle vicende relative a un presunto sfruttamento di lavoratori stranieri nella zona di Latina. – afferma il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri. – Io da garantista mi sono limitato a prendere atto che allo stato non risulta nessun coinvolgimento del neo parlamentare in queste vicende di cui abbiamo appreso. Però dico con analoga franchezza che risulta difficile immaginare che l’onorevole Soumahoro non si fosse accorto del disordine che avrebbe accompagnato vicende di lavoro che potrebbero aver coinvolto sue familiari. Inoltre la vicenda fa emergere l’ipotesi di gravi forme di sfruttamento di lavoratori stranieri da parte di organizzazioni gestite da loro connazionali. Quindi non posso lanciare accuse verso il neo deputato, tuttavia gli consiglio con pacatezza di indossare nuovamente gli stivali di gomma che ha usato all’esordio parlamentare, per visitare nuovamente le zone dove hanno agito le sue familiari, così conoscerà i fatti che dice di ignorare. Io fino a prova del contrario resto convinto della sua estraneità a condotte non corrette. A tutte le sue altre narrazioni credo un po’ meno. E lo invito a riflettere sulla opportunità di politiche più severe in materia di immigrazione, utili a impedire vergognose forme di sfruttamento del lavoro”.

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