In South Carolina vince Newt Gingrich, che sbaraglia Mitt Romney. Questa la situazione delle primarie in South Carolina, dove l’ex speaker della Camera batte sonoramente
favorito tra i candidati repubblicani staccandolo di ben 12
punti, con il 40% delle preferenze. La corsa per la nomination
presidenziale nel Grand Old Party è dunque riaperta.
Ma chi può veramente sorridere per l’esito del voto nel
“Palmetto State” è Barack Obama, che vede prolungarsi la lotta
fratricida all’interno del partito repubblicano e indebolirsi
l’unico candidato che la Casa Bianca considera veramente in
grado di impensierire l’attuale presidente, l’ex governatore del
Massachusetts Romeny. Del resto tutti i sondaggi, nel caso di
un’eventuale sfida Obama-Gingrich, danno il presidente
nettamente vincente.
Nella notte del South Carolina, dunque, Romney riconosce la
vittoria di Gingrich, frutto di una strepitosa rimonta
consumatasi nelle ultime 48 ore, ma sottolinea come “la corsa
è ancora lunga”. “La battaglia sarà dura”, afferma Romney
che guarda già alla Florida il primo grande Stato dove si
voterà per le primarie, il prossimo 31 gennaio. Il miliardario
mormone appare scosso, ma – rivolgendosi ai suoi sostenitori –
tenta di parlare ancora da frontrunner: “Mi batterò per ogni
singolo voto, vinceremo la nomination e batteremo Obama”. E’
proprio quest’ultimo che Romney attacca, più che i suoi rivali
di partito: “Queste elezioni sono per l’anima dell’America.
Vogliamo ripristinare i valori che hanno fatto l’America
grande, sottolinea l’ex governatore del Massachusetts,
criticando l’attuale presidente per aver creato un governo
troppo grande e aver fatto lievitare il debito pubblico.
Anche Gingrich, però, stavolta parla come se avesse la
nomination a portata di mano: “Sono pronto a sfidare Obama”,
assicura ai suoi sostenitori in delirio. “Dopo il disastro
compiuto finora – afferma l’ex speaker della Camera – pensate
quanto potrebbe essere radicale, ancora più a sinistra, Barack
Obama se venisse rieletto per un secondo mandato”. Gingrich sa
che in Florida sarà diverso dal piccolo Stato conservatore del
South Carolina, ma riesce a trasmettere ai suoi un messaggio
chiaro: ora siamo davvero in corsa ed e’ lecito sognare.
C’e’ poco da sognare, invece, per l’ultracattolico di orgini
italiane Rick Santorum, finito terzo col 17% dei voti –
nonostante partisse con la spinta datagli dalla vittoria in Iowa
– e per l’ultralibertario e ultrasettantenne Ron Paul, ultimo
con il 13% delle preferenze. Entrambi non sembrano voler
mollare, ma il South Carolina sembra ormai aver deciso chi sia
il vero anti-Romney.
Tags Newt Gingrich Obama primarie South Carolina
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