Rating confermato ma outlook negativo. Il verdetto dell’ agenzia Standard & Poor’s sulla sostenibilità finanziaria del sistema italiano arriva alle dieci di sera e suona come un campanello di allarme, materializzando i timori di un percorso sempre più a ostacoli per il governo italiano alle prese con la presentazione della legge di bilancio.
Il piano economico del governo – fa sapere S&P – rischia di indebolire la performance di crescita dell’Italia. Nel mirino anche la riforma delle pensioni, che rappresenta ‘una minaccia ai conti pubblici’. Per ora però il declassamento non c’è, mantenendo l’Italia a due lunghezze di distanza dal livello ‘spazzatura’ (BBB).
Il nuovo test è atteso per lunedì, alla riapertura dei mercati, quando gli occhi saranno di nuovo sullo spread e la tenuta dei bancari.
Fatto sta che per l’agenzia di rating Usa le stime del governo non tornano: la crescita, sostengono gli analisti americani, viene rivista al ribasso (1,1%) e il deficit è più alto di quello messo nero su bianco da Roma e pari al 2,7%. Dopo giorni in cui i due vicepremier hanno sostenuto ripetutamente di non essere disponibili a cambiare manovra e strategia in politica economia, non è però detto che non diventi più forte la posizione di chi sostiene la necessità di qualche ritocco, con un occhio in particolare alle banche che potrebbero subire più di altri il peso del differenziale fra i Btp e i Bund. La partita certo resta complicata, anche per i toni accesi scelti dagli alleati. Solo poche ore prima della valutazione negativa di S&P, Luigi DI Maio aveva infatti assicurato di non temere le agenzie di rating. Ma non solo. Il leader pentastellato sceglie anche di andare allo scontro con il governatore della Banca centrale europea Mario Draghi, che ha messo in guardia dalle ricadute dell’innalzamento dello spread proprio sugli istituti di credito. Siamo in un momento in cui bisogna tifare Italia, osserva, e mi meraviglio che un italiano si metta in questo modo ad avvelenare il clima ulteriormente. Riescono a mostrare molto più rispetto addirittura i ministri tedeschi, è la chiosa.
‘Un risultato atteso. Abbiamo sperato che il giudizio potesse essere meno severo, ma le dimensioni e i contenuti della Manovra scritta da questo governo non lasciavano molto margine. Il problema, come sempre, non sono le agenzie di rating, ma gli effetti che una politica scellerata e incomprensibile sta scaricando sui conti delle famiglie e sulle imprese italiane. Oggi chi vuole farsi finanziare un nuovo capannone, un macchinario o il mutuo della casa dei figli pagherà più di prima. Per cosa? Per pagare misure assistenziali e mance elettorali. M5s e Lega si fermino: vengono prima gli italiani, non prima i sondaggi’, così Mara Carfagna, vice presidente della Camera e deputata di Forza Italia, in una nota.
‘Il giudizio severo sulla situazione italiana e sulla manovra del governo espresso questa sera da Standard e Poors, dovrebbe indurre tutti ad una meditata serietà di giudizio. La spocchia e l’arroganza delle prime risposte del vicepresidente Di Maio aumentano le nostre preoccupazioni per il futuro degli italiani. Nessun giudizio esterno è mai accettato da questa maggioranza, l’importante è trovare un nemico. A noi invece interessa difendere il futuro dell’Italia’, dichiara Emanuele Fiano, della presidenza del Gruppo Pd.
Il giudizio della Standard & Poor’s è stato commentato dal premier Giuseppe Conte che continua a optare per la via del dialogo e del confronto nel tentativo di mitigare il clima di tensione venutosi a creare con l’Unione europea nelle ultime settimane: ‘S&P lascia invariato il suo rating. Riteniamo che questo giudizio sia corretto alla luce della solidità economica del Paese: l’Italia è la 7/a potenza industriale al mondo e la 2/a manifattura Ue. La competitività delle imprese ci permette di avere un surplus commerciale consistente e il risparmio delle famiglie è solido. Sulla decisione di portare in negativo l’outlook e su alcuni giudizi negativi sulla manovra economica, siamo fiduciosi che mercati e istituzioni internazionali comprenderanno la bontà delle nostre misure’.
Decisamente diverso il tenore dell’intervento di Matteo Salvini: ‘È un film già visto. Le agenzie di rating non si sono accorte della crisi mondiale? In Italia non saltano né banche né imprese’, ha commentato il vicepremier tenendo il timone a dritta e confermando l’idea di non modificare la manovra proposta.
Sulla stessa linea l’altro vicepremier Luigi Di Maio, che in qualche modo ha voluto ridimensionare il valore del giudizio delle società di rating: ‘Le agenzie di rating non misurano il benessere dei cittadini di un Paese. Andiamo avanti! Il cambiamento sta arrivando’.