Mano dura della Corte Suprema spagnola contro i leader politici del separatismo catalano. L’ex vice presidente della Generalitat catalana Oriol Junqueras è stato condannato a 13 anni di prigione per sedizione e malversazione. Sorte identica per altri otto dei 12 leader catalani in carcere per il referendum dell’ottobre del 2017, considerato illegale da Madrid, e la successiva dichiarazione di indipendenza. Pene pesanti per Raül Romeva, Jordi Turull e Dolors Bassa, condannati a 12 anni di carcere. A Carme Forcadell, 11 anni e sei mesi, a Joaquim Forn e Josep Rull, 10 anni sei mesi. Condannati a nove anni per sedizione i due leader delle formazioni catalane Anc e Omnium, Jordi Sanchez e Jordi Cuixart. Tutti sono in prigione preventiva.
Gli unici tre imputati che hanno affrontato il giudizio a piede libero, gli ex consiglieri Santi Vila, Carles Mundó e Meritxell Borràs, sono stati condannati ad un anno ed otto mesi di interdizione ai pubblici uffici e ad una multa, ma sono stati assolti dall’accusa di malversazione.
Poco dopo la diffusione del verdetto Junqueras ha twittato: “Torneremo più forti, più convinti, più fermi di prima. Grazie a tutti e persistete, perché noi lo faremo sempre sempre”.
“A quelli che si muovono solo per fare del male, noi diciamo che oggi non finisce nulla, che non avete vinto. Vi muove solo la vendetta, noi torneremo e torneremo più forti”, ha dichiarato successivamente Junqueras in una lettera indirizzata ai militanti del partito che guida, la Sinistra Repubblicana di Catalogna. “L’indipendenza oggi – afferma – è più che mai necessaria per poter vivere in una società più libera, più giusta e più democratica”. Con le condanne pesanti di oggi a nove leader catalani “hanno cercato di farla finita con noi, con tutta una generazione di catalani che lotta per la libertà”, ma questo non succederà, conclude il leader catalano: “Siamo una generazione nata per vincere, non abbiate dubbi, torneremo e vinceremo”.
“Il governo ed io stesso rifiutiamo queste sentenze come ingiuste ed antidemocratiche, e come parte di un processo giudiziario politico e contro l’indipendentismo”, ha dichiarato il presidente della Generalitat de Catalunya, Quim Torra, che ha aggiunto che “condannare queste persone è un insulto alla democrazia ed un atto di disprezzo verso la società catalana”. Per Torra convocare un referendum “non è un crimine”.
“Una volta emessa e pubblicata la sentenza apre una fase nuova. Il governo della Spagna si manterrà attento e garantirà la convivenza ed il rispetto della legalità democratica”, ha detto il presidente del Consiglio spagnolo, Pedro Sanchez, per il quale la sentenza deve essere “rispettata”. “Nessuno è al di sopra della legge”, ha detto il leader socialista che il 10 novembre dovrà affrontare nuove elezioni dopo non essere riuscito a formare un governo dopo quelle dello scorso aprile.
Sale la tensione a Barcellona dove continuano le proteste in corso in tutta la città dopo la sentenza di condanna dei leader indipendentisti catalani. L’aeroporto internazionale del Prat, dove l’organizzazione Tsunami Democràtic ha convocato i manifestanti per bloccare al Terminal 1 per “mostrare all’Europa ed al mondo il nostro rifiuto delle sentenze”, è tutto bloccato. Tutti i voli sono stati cancellati. E non sono mancati scontri tra i manifestanti e la polizia.