Sette ordinanze di custodia cautelari in carcere, quattro arresti domiciliari con braccialetto elettronico, 13 complessivamente gli indagati. E’ il bilancio dell’attività di indagine avviata dalla squadra mobile di Trieste, coordinata dalla procura giuliana – gip Massimo Tomassini, pm Chiara De Grassi – e non ancora conclusa, in relazione alla sparatoria avvenuta lo scorso 4 settembre nella centralissima via Carducci del capoluogo giuliano. L’ultima tranche dell’indagine è avvenuta alle prime ore dell’alba con 22 decreti di perquisizione emessi dal gip Massimo Tomassini, su richiesta del pm Chiara De Grassi, in una operazione denominata “Crazy Shooting” cui hanno partecipato 150 agenti. Al risultato odierno si aggiunge poi quello dell’adozione, da parte dell’autorità di pubblica sicurezza, di provvedimenti amministrativi nei confronti di 5 degli indagati, con la notifica di 4 provvedimenti di revoca del permesso di soggiorno ed 1 di diniego al rilascio del permesso di soggiorno di lungo periodo, emessi dal Questore di Trieste.
La sparatoria era cominciata di primo mattino nei pressi di un bar, mettendo in pericolo i passanti, con la partecipazione di numerose persone di etnia kosovara armate anche di spranghe o bastoni. Sul posto erano intervenuti alcuni equipaggi dell’Ufficio Prevenzione Generale e Soccorso Pubblico e della Squadra Mobile, nonché del Gabinetto Provinciale di Polizia Scientifica, che constatavano la presenza di persone ferite a terra all’esterno del locale. Si trattava in pratica di un regolamento di conti dopo forti dissidi sull’attività prevalentemente edile tra elementi appartenenti alla stessa etnia. “Tale importante risultato – ha precisa una nota della Questura – è stato raggiunto non solo grazie alla sinergia tra autorità giudiziaria e di polizia di sicurezza, ma anche attraverso la virtuosa collaborazione e l’alto senso civico dimostrati dai cittadini i quali hanno spontaneamente fornito il proprio valido apporto informativo che ha positivamente contribuito alla definizione delle diverse condotte tenute dagli indagati nel corso dell’evento criminoso”.