Prima la delegazione degli enti locali e poi quella delle parti sociali. Il presidente del consiglio, Mario Monti, nel doppio incontro svoltosi a oggi a palazzo Chigi ripete che la spending review non è una manovra aggiuntiva mascherata. L’operazione di tagli alla spesa pubblica non è una nuova manovra di finanza pubblica ma un’operazione strutturale, perché, precisa il premier, “il governo è contrario a tagli lineari fatti con l’accetta”. L’obiettivo del governo è di “eliminare gli sprechi senza ridurre i servizi” abbandonando la logica dei tagli lineari ponendo l’accento sulle priorità più alte. Monti avrebbe spiegato ai rappresentanti degli enti locali e ai sindacati che per fare fronte alla questione degli esodati e ai danni del terremoto ed evitare un aumento dell’Iva serve “una cifra molto più alta di 4,2 miliardi”, inizialmente messi sul tavolo.
Iter dei tagli. L’iter della revisione di spesa pubblica è diviso in tre fasi. La prima, spiega il professore, è già partita con gli interventi di carattere strutturale e organizzativi che riguardano la Presidenza del Consiglio dei ministri e il ministero dell’Economia. La seconda fase, oggetto dell’incontro di oggi, “sta per partire con un dl mentre la terza arriverà, con un altro dl, tra qualche settimana”. Questa terza fase, dedicata ai Governi locali e alla riorganizzazione dei governi periferici dello Stato, prevederà le misure relative all’accorpamento delle province e la costituzione delle città metropolitane con la soppressione delle province coinvolte. La somma complessiva dei tagli dovrebbe superare i 10 miliardi di euro.
Tagli dalla P.A. alla Sanità. Nella spending review, come riferisce il viceministro all’Economia Vittorio Grilli ai rappresentanti degli enti locali nel corso della riunione a Palazzo Chigi con il governo, sarebbe previsto anche il taglio del 20% dell’organico dei dirigenti della P.A. e del 10% dei dipendenti. La riduzione degli degli organici sarà fatta dopo la verifica delle piante organiche. Solo dopo sarà infatti possibile selezionare e modulare l’intervento di riduzione attraverso la mobilità di due anni. Tra le misure allo studio del governo per fare ‘cassa’ spunterebbe anche il blocco delle tariffe di luce, acqua, gas e trasporti fino a dicembre 2013. Sembra prendere quota anche un intervento sulla tredicesima mensilità degli statali: si starebbe valutando l’idea di pagare una quota fissa per tutti e di far slittare la parte eccedente a gennaio 2013. La sforbiciata maggiore dovrebbe subirla la Sanità: in tre anni si prevede un risparmio di circa 8,5 miliardi attraverso un taglio ad appalti, acquisto di beni e servizi, prestazioni nelle strutture convenzionate. In arrivo i “prezzi obiettivo”. Finora si sono registrati scostamenti enormi su farmaci, cerotti, pasti e spese di lavanderia da ospedale a ospedale, da Regione a Regione. Per i dipendenti pubblici il ticket buoni pasto è fissato in 7 euro e ci sarebbe un giro di vite su distacchi e permessi. Il ministero della Difesa pagherà la razionalizzazione della spesa con una riduzione delle piante organiche del 5-10 per cento. La Giustizia perderà i ‘tribunalini’ e si provvederà anche ad una razionalizzazione delle prefetture.
Sindacati critici. Cgil, Cisl e Uil sono molto critici sul piano illustrato nell’incontro di oggi a palazzo Chigi. Per Susanna Camusso, leader Cgil, l’esecutivo dei professori “ha usato una comunicazione criptica ed è stato reticente”. Boccia il tavolo sulla spending review, sia sul metodo che sul merito “è stato negativo” ma frena sull’idea di uno sciopero generale. Deciso a scendere in piazza contro il governo Luigi Angeletti, della Uil. “Non credo si possa evitare lo sciopero se alla fine ci saranno solo tagli lineari nella p.a.”. Dal segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni arriva un monito all’esecutivo tecnico. “Se il Governo pensa di fare da solo”, sul fronte degli interventi nel pubblico impiego, “vedremo anche noi cosa fare”. “Il sindacato – ha aggiunto – è contrario al taglio lineare del 10% dei dipendenti pubblici e del 20% dei dirigenti”. Anche i governatori, con in testa Zaia e Formigoni, sono molto preoccupati per i tagli a sanità e trasporto pubblico.