Speranza nutre l’idea di prolungare per sei mesi lo stato di emergenza

E’ partita l’idea di prolungare lo stato d’emergenza. Giorgia Meloni, dal profilo fb cita il direttore della Verità Maurizio Belpietro che  sul quotidiano che dirige dedica due pagine alle intenzioni del ministro Speranza. Il ministro vuole prolungare le regole straordinarie che dovrebbero decadere il 31 dicembre. La sinistra lo appoggia dicendo che anche la Francia segue la stessa linea. Ma Oltralpe con l’80% di vaccinati,  da noi già raggiunti,  le restrizioni spariranno.

In sintesi l’ipotesi di  proroga  dello stato di emergenza al 31 marzo 2022 è sul tavolo. ‘Il Parlamento francese ha infatti stabilito che, in un dipartimento, una volta raggiunto un tasso dell’80 per cento di immunizzati non sarà più richiesto il tesserino sanitario. Tanto per intenderci – scrive oggi Belpietro –  significa che il green pass sarebbe già decaduto nella maggioranza delle regioni italiane: fatta eccezione per Sicilia, Calabria, Valle d’Aosta e provincia di Bolzano, dove la percentuale è ancora sotto la soglia fissata da Parigi’. Ora tutti citano la Francia come modello solo perché ci starebbe copiando. Cosa, in realtà, non vera.

Lo spiega Belpietro nel suo editoriale: “Mentre i nostri cugini fissano dei paletti, a garanzia del rispetto delle libertà dei cittadini, il ministro della Sanità,  Roberto Speranza,  ha tranquillamente annunciato l’estensione dello stato di emergenza; e dunque la prosecuzione dell’obbligo di possedere il certificato verde per poter lavorare e per accedere ai luoghi pubblici. L’uomo che ha in mano la salute degli italiani, non ha legato la prosecuzione delle misure straordinarie a un qualche obiettivo. No, nessun tasso dell’80 per cento, che peraltro abbiamo già raggiunto; e nemmeno del 90. Forse, spaventato dalle notizie che arrivano dall’Irlanda (nonostante sia il Paese con la più alta copertura vaccinale, ha visto tornare a crescere i contagi); o dalle Isole Faroe (altro posto dove il siero è stato somministrato alla quasi totalità della popolazione, ma questo non ha impedito la comparsa di focolai);  Speranza pensa a un altro giro di vite, prendendo magari esempio dall’Austria, dove si sta pensando a un lockdown solo per i non vaccinati’.

Le ipotesi: Stato di emergenza fino a marzo, Green pass fino a giugno

Mentre noi insistiamo con i divieti, il resto d’Europa va in controtendenza: Spagna, Norvegia, Danimarca e Inghilterra hanno abolito da tempo lo stato di emergenza. Entro fine mese seguiranno Germania e Bulgaria. Speranza invece pensa di estenderlo. Proroga dello Stato di emergenza ed estensione temporale dell’obbligo del green pass scadono il 31 dicembre prossimo.  Roberto Speranza non ha escluso che, a ridosso della fine dell’anno, entrambe possano essere ulteriormente estese, qualora fosse necessario.

Il Corriere della Sera parla di Stato di emergenza fino a marzo e Green pass obbligatorio fino a giugno. Le date potrebbero essere differenziate, ma sull’obbligo di certificazione verde sembra assodato che si andrà avanti fino all’estate.

La Meloni, appena si paventò l’intenzione di Speranza aveva commentato: “Noi di Fratelli D’Italia, abbiamo sempre sostenuto l’inefficacia del pass vaccinale per contrastare il contagio.  Oggi Speranza ci fa saper che  se i contagi continuano a salire, nonostante il Green pass, sarà prorogato lo stato di emergenza. Caro Speranza non sarebbe più onesto ammettere gli errori?”.

‘’La proroga dello stato di emergenza, così come quella dell’utilizzo del green pass, credo sia inevitabile. Con l’autunno, com’era facile immaginare, salgono i contagi e aumentano i rischi per i non vaccinati”,  dice Francesco Boccia, ex Ministro per gli Affari regionali, parlando con i giornalisti al Nazareno.

Parole che fanno comprendere quale sia la posizione del Pd: già schierato per lo stato di emergenza al di là dei numeri di contagi e ricoveri. “Entro questo mese – prosegue Boccia – dobbiamo raggiungere il 90% di popolazione vaccinata perché solo così difenderemo fino in fondo le reti sanitarie e potremo tenere il Paese aperto e in sicurezza. Nelle prossime settimane c’è il rischio per alcune Regioni di cambiare colore a causa dei comportamenti irresponsabili di chi non crede nei vaccini, finendo per danneggiare le stesse reti sanitarie”.

Eppure tra gli stessi virologi i pareri non sono concordi. Non c’è alcun bisogno di prorogare lo stato di emergenza secondo Maria Rita Gismondo, direttrice del Laboratorio di microbiologia clinica dell’ospedale Sacco di Milano, che interviene nel dibattito: “Certamente la situazione è da tenere sotto controllo con attenzione. Ma “per mantenere le misure” di cautela e prudenza “di cui abbiamo bisogno – osserva – non c’è necessità di uno stato d’emergenza. Quindi non capisco a cosa potrebbe servire prolungarlo”.

A ciò si uniscono i dubbi del costituzionalista Alfonso Celotto, professore di Diritto costituzionale a Roma Tre. “Lo stato di emergenza è prorogabile per legge se necessario – afferma – in quanto da un punto di vista giuridico è il presupposto per operare in modo più efficiente. Ma la proroga, essendo trascorsi due anni dal primo stato di emergenza, dovrà essere adeguatamente motivata o limitata ad alcuni provvedimenti necessari, come l’acquisto dei vaccini”.

Secondo Celotto, “lo stato d’emergenza in questo momento ha infatti una valenza simbolica. Per trovare un bilanciamento con la psiche collettiva e stemperare gli animi in una situazione così affannosa”, invece di una proroga tout court “si potrebbe optare per uno ‘stato di emergenza limitato’. Cioè, Draghi potrebbe arrivare a dire – conclude – che si accomoda lo stato di emergenza alle esigenze più urgenti del momento, come acquisto apparecchiature e vaccini”.

E ancora il presidente emerito della Corte costituzionale Cesare Mirabelli afferma che “la proroga dello stato d’emergenza non può avvenire senza una motivazione grave, una novità che si determina e che può giustificare. Potrebbe essere la ripresa dell’epidemia così accentuata da richiedere che queste misure vengano introdotte e mantenute”.

“I dati epidemiologici sono elemento tecnico e presupposto per un provvedimento restrittivo. Perciò devono essere necessariamente conosciuti e non equivoci; palesi e gravi. E’ vero che i dati sintetici vengono diffusi – prosegue Mirabelli – Ma sono degli aggregati finali, mentre sarebbe opportuno conoscere totalmente quelli epidemiologici. Il Parlamento quindi può e deve essere protagonista. Ha potere ispettivo nei confronti del Governo, può richiedere i dati ed offrirli all’opinione pubblica. Tanto più che l’adozione dello stato d’emergenza può avvenire solo per decreto legge del Governo, riconvertito dal Parlamento che ha la responsabilità ultima”.

Secondo il presidente emerito della Corte, “non c’è rischio per la democrazia. Non siamo in presenza di un contesto da stato autoritario. Ma è necessario evitare che si inneschino abitudini ingiustificatamente restrittive che, se ci fosse una svolta autoritaria, potrebbero preordinare meccanismi utilizzabili in quella prospettiva”.

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