Sposato, Opi: gli infermieri non sono operatori di serie B

“Succede già da un po’ di tempo che si parla di emergenza/urgenza, soprattutto del 118 e della presenza del medico sulle Pet. Proprio in questi contesti si tende a sminuire la figura degli operatori presenti sulle ambulanze, infermieri ed autisti soccorritori, spesso considerati operatori di serie B, quasi dei laici. Questa diminutio non appartiene alla nostra categoria che, è bene ricordarlo, proviene da formazione universitaria, si aggiorna costantemente, ha esperienza maturata negli anni ed è competente. Da più tempo assistiamo ormai a questro strano e triste fenomeno. Sembra che l’esito del soccorso dipenda dalla presenza o meno del medico senza tenere conto che gli operatori che fanno emergenza sono abilitati a farlo ed hanno competenze avanzate oltre a momenti di retraining. Essere chiamati eroi fa anche piacere ma non può avvenire solo nel momento del bisogno per poi lamentarsi se non si trova il medico a bordo anche quando non è necessario. Nessun conflitto professionale (non è necessario)e ben vengano tutte le risorse possibili ma la riuscita di un intervento è un insieme di attività che dipendono da più attori e gli infermieri non sono da meno, fermo restando le competenze di ognuno.

Il messaggio sbagliato è quello che paradossalmente il cittadino sia stato abbandonato. Non è affatto così. Gli infermieri sanno benissimo cosa fare e quando intervenire. Eppure siamo trattati alla stregua di operatori minori, aggrediti e mortificati come se fossimo solo degli esecutori o degli improvvisatori dell’ultimo momento messi lì per caso. Questo fenomeno va molto di moda soprattutto fra chi non ha a cuore il sistema sanitario dimostrando, così, di non conosce nulla. Anche in altre regioni le Pet non sono medicalizzate pur avendo a supporto le auto con medici a bordo che intervengono in caso di effettiva necessità. Per questo occorre rassicurare i cittadini sul fatto che sia gli infermieri che gli autisti soccorritori sono operatori qualificati e preparati, che seguono scrupolosamente tutti i protocolli nazionali e regionali.

E poi, permetteteci, siamo professionisti tutti i giorni (Non a fasi alterne) in grado di fornire risposte ai pazienti ed a chi ne ha bisogno. Siamo front-line perennemente pronti e formati per intervenire.

È un retaggio culturale che non giova a nessuno. Bene sta facendo il Dipartimento salute della Regione nel valorizzare gli infermieri nei nuovi percorsi di accesso ai Pronto Soccorso. Da qui una nuova gestione che deve vedere tutti gli attori dell’emergenza/urgenza dalla stessa parte al fine di trovare le soluzioni migliori per fornire le migliori e tempestive risposte. Purtroppo molti bandi continuano ad andare deserti, il reclutamento non decolla e come Lea persistiamo nei ritardi ormai noti, che collocano  la Calabria agli ultimi posti in tutte le classifiche sanitarie.

Rivediamo tutti insieme il sistema sanitario, concretizziamo nuovi percorsi anche per il pronto soccorso e smettiamola, una volta per tutte, di mescolare ruoli, competenze e professionalità. L’emergenza deve essere gestita dal 118 e dal pubblico. Il terzo settore faccia il proprio e sia da supporto per tutte le altre attività della rete dell’emergenza. Tutto ciò che ne conseguira’ sarà battezzato come sacrosanto momento di crescita. Per tutti. In difesa della professione, al fianco degli infermieri,con i pazienti.

La vera sfida è proprio questa: condividere i percorsi nel rispetto delle competenze di ognuno. Ma la sfida maggiore e’ rendere partecipi i cittadini ed educarli ad un nuovo modello di gestione degli eventi che non può mettere al centro le convinzioni anacronistiche di qualche populista ma che metta al centro il bene dei cittadini ed i loro effettivi bisogni, in modo sistematico.

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