Squinzi: “Cuneo al 52,9%, dopo l’Italia solo il Belgio”

“Il governo investa 10 miliardi nel taglio del cuneo fiscale che pesa sul costo del lavoro per le imprese e le busta paga degli italiani”. E’ quanto propone il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi,  intervenendo a Unomattina. “Si può senz’altro cercare di trovare nelle pieghe del bilancio dello Stato questa quantità”, dice, perchè è “assolutamente necessario per riallineare il costo del lavoro nel nostro Paese ad una media europea dalla quale negli ultimi anni ci siamo decisamente allontanati”. Tema, spiega, dell’incontro di ieri con il premier Enrico Letta sulla Legge di Stabilità In Italia, avverte il presidente di Confindustria, il cuneo reale è al 52,9%, “la percentuale più elevata tra i Paesi sviluppati con l’eccezione del Belgio”,e “quello che fa salire in modo particolare questa percentuale sono una serie di oneri aggiuntivi come l’Irap, che è una vera tassa iniqua sul lavoro, il Tfr, anche la situazione Inail”. Dopo aver perso nella crisi “oltre 9 punti di Pil, perso il 25% dei volumi di produzione e distrutto il 25% delle capacità produttive chiudendo stabilimenti e linee produttivo” per il nostro Paese “è un bollettino di guerra”, dice il presidente di Confindustria. “Nel primo dopoguerra l’Italia ha fatto un salto da Paese agricolo di seconda fascia a settima/ottava potenza industriale al mondo. Lo spirito e le capacità le abbiamo – sottolinea , dateci un Paese normale e credo che gli imprenditori italiani ed i loro collaboratori faranno vedere quello di cui sono capaci”. “La mia interlocuzione con chi ci governa, a partire dal Presidente della Repubblica, passando al presidente del Consiglio ed a tanti ministri è assolutamente di colloquio, e l’impressione che ci capiamo è senz’altro molto buona”, dice il presidente di Confindustria. Ma, aggiunge, se non ci sono poi risultati è perchè “un po’ il sistema del nostro paese soprattutto dal punto di vista politico è ingrippato, serve un po’ di lubrificante. Bisogna mettere mano veramente ai problemi veri”.  Servirebbe, dice Squinzi,” un olio un po’ aggressivo per disincrostare una serie di meccanismi e di freni che si sono accumulati nel nostro Paese”.

Nella soluzione che, con la fiducia al governo Letta, ha portato ha superare la crisi politica dei giorni scorsi “ci crediamo, ed abbiamo espresso vigorosamente la nostra opinione: in questo momento l’instabilità nel nostro Paese creererebbe danni ulteriormente drammatici per l’economia”, dice il presidente di Confindustria, che ricorda le stime del Centro studi di via dell’Astronomia: il protrarsi di una instabilità sarebbe costato un punto di Pil l’anno.

“Il fatto di aver trovato una composizione, e io mi auguro la capacità e la forza di andare avanti, con una stabilità che dobbiamo assolutamente cercare mi conforta”, ha aggiunto il leader degli industriali, parlando del governo. Più in generale, anche per dare una risposta ai giovani ed ai disoccupati, “questo Paese deve ritrovare la crescita. Va ritrovata assolutamente, e non basta aspettare il miglioramento della congiuntura internazionale per trovare una crescita vera, bisogna che anche noi si sia capaci di modificare uno status quo nel quale ci siamo adagiati negli ultimi 20 anni, e che ci condannerà anche nel caso di un cambiamento del clima economico internazionale ad una crescita da prefisso telefonico”. Dobbiamo invece, avverte Squinzi, “ritrovare una crescita forte del minimo il 2% anno, così troveremo anche lavoro, si creerà occupazione”.

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