Stamina, Vannoni: il 1° agosto sarà consegnato il protocollo

Il protocollo per l’applicazione del metodo Stamina sarà consegnato all’Istituto superiore di sanità il1 agosto. Lo annuncia Davide Vannoni, presidente di Stamina Foundation. Ma prima di questo importante atto “il 12 luglio si terrà il primo incontro di Stamina con il comitato scientifico per la sperimentazione”. “Con l’Iss – spiega Vannoni – dovevamo fissare due date. E cosi è  stato. Venerdì 12 luglio io e Marino Andolina incontreremo per la prima volta i componenti del comitato scientifico. E sarà l’occasione per discutere delle 5 condizioni che noi abbiamo chiesto di rispettare per l’avvio della sperimentazione. Poi, se ci sarà accordo, l’1 agosto avverrà la consegna del protocollo sul metodo. Avremmo scelto una data antecedente ma era la prima disponibile anche per l’Iss”. Il 12 luglio, continua il presidente di Stamina Foundation, “cominceremo ad avere informazioni più certe sui contorni della sperimentazione: qual è il laboratorio a cui si è pensato, quali gli ospedali candidati e le patologie su cui concentrarsi, e infine se sarà accolta la nostra proposta di far valutare i risultati della sperimentazione da un organismo internazionale super partes, una Cro. Venerdì prossimo saremo auditi e diremo la nostra. Sarà il punto di partenza. La consegna del metodo avverrà se non ci pongono condizioni improponibili”. Se la sperimentazione, avverte Vannoni, “venisse trasformata in qualcosa che non ci convince, allora decideremo di non farla”. Due sarebbero le condizioni irrinunciabili e si riferiscono a dati oggettivi: “la prima è che gli ospedali devono essere vicini al laboratorio in cui si concentrerà la produzione cellulare. Perché  le cellule che noi produciamo che differenziamo devono essere iniettate entro due ore. La seconda condizione è che venga individuata una sola cell factory dove concentrare l’attività  perché è prevista la supervisione da parte dei nostri biologi e noi abbiamo anche i pazienti di Brescia da gestire in contemporanea. Non abbiamo tanto personale da mandare in giro per l’Italia, essendo una piccola fondazione”. Il no alla Cro, conclude, “sarebbe un problema perché la riteniamo una garanzia per noi, per il ministero e per i pazienti”.

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