L’economia italiana sta finalmente uscendo dalla recessione dopo tre anni e mezzo di contrazione, ma la strada da fare per portare il prodotto interno lordo a crescere più dell’1,5% è ancora lunga. E’ la fotografia di un report firmato Standard&Poor’s sull’Italia, il quale individua nella bassa crescita dei salari e nella disoccupazione alta i principali fattori che comprimono la domanda dei consumatori, più che in altri paesi della zona euro. Il capo economista Jean- MichelSix afferma che “ nel primo trimestre l’economia italiana è ritornata in vita, la fiducia nelle imprese sta migliorando e le indagini sui consumatori mostrano un livello di fiducia che non si vedeva dal 2008, ma la ripresa è debole rispetto ai paesi vicini dell’eurozona” inoltre aggiunge, che il Pil reale è aumentato dello 0,7% nel primo semestre contro l’1,2% dell’eurozona. In base a quanto riportato dall’agenzia di rating, un altro trend differente è dato dal commercio estero, il quale non è riuscito a dare slancio alla ripresa, nonostante l’export sia cresciuto, ma anche in questo caso meno di Germania, Francia o Spagna. I segnali sono di rafforzamento nella seconda metà dell’anno, ma una preoccupazione è data dai mercati emergenti, che contano per il 20% dell’export italiano contro il 16% francese e il 15% spagnolo. A deporre a favore dell’Italia, ci sono altre dinamiche, che sono state più promettenti che altrove, gli investimenti privati e le scorte, in particolare nel settore delle costruzioni, hanno dato segnali di ripresa dopo 7 anni di depressione. S&P conclude la sua disamina affermando che anni di declino nella formazione di capitale hanno danneggiato la crescita potenziale e la competitività complessiva dell’economia, e la continua crescita dei salari sopra il trend della produttività ha contribuito a questo deterioramento. Il settore bancario, a sua volta, ha visto la sua profittabilità danneggiata in seguito all’aumento di tre volte dei prestiti deteriorati. A questo va aggiunto il fatto che l’aumento del debito pubblico ha causato una chiara limitazione della capacità del settore pubblico di tornare a spingere l’economia. Il rapporto sottolinea che una ripresa sostenibile, richiederà un forte aumento degli investimenti, ma le condizioni del settore creditizio, che resta vulnerabile, non sono ideali per supportare le aziende in questo.
Fabio D’Amora