Con l’avvicinarsi della scadenza del 15 ottobre e la risalita della curva epidemiologica, si fa sempre più concreta l’ipotesi del prolungamento dello stato di emergenza. Il governo sta valutando quale soluzione attuare, anche in funzione di quanto inciderà la riapertura della scuola sulla crescita dei contagi da Covid-19, ma la decisione verrà presa a ridosso del termine ultimo per il rinnovo del provvedimento.
Sul tavolo del Consiglio dei ministri si aspetta quindi, probabilmente per la prossima settimana, un nuovo decreto sulla emergenza Covid, con nuovi dpcm.
Ad oggi sono tre le possibilità allo studio: la prima permetterebbe anche di evitare l’allungamento dello stato d’emergenza in caso di un calo dei contagi, con una semplice stretta sulle misure di prevenzione come l’obbligo della mascherina e il distanziamento sociale, ma considerato che anche i ricoveri e i posti in terapia intensiva vanno piano piano aumentando, la mancata proroga sarebbe da escludere. Le altre due opzioni più probabili sono una proroga breve dai 14 giorni a un mese, oppure quella più plausibile dell’estensione dello stato d’emergenza fino a fine anno, scadenza 31 dicembre.
Smart working
La decisione avrà ovviamente conseguenze dirette su le altre misure in tema di produzione, mobilità, lavoro e tutti gli altri aspetti della vita quotidiana. Con la scadenza del 15 ottobre ad esempio si chiuderebbe la procedura semplificata che consente ai datori di lavoro di decidere unilateralmente per l’adozione del lavoro agile. Il giorno dopo lo smart working tornerebbe ad essere disciplinato dalla della legge 81 del 2017 che prevede di dover stipulare l’accordo individuale con il singolo lavoratore.
La ministra del lavoro Nunzia Catalfo ha comunque annunciato di voler intervenire a prescindere sulla legge istitutiva del lavoro agile, manifestando l’intenzione di modificare il meccanismo esclusivo dell’accordo individuale preso tra l’azienda e il singolo lavoratore, per rimettere la decisione in capo alla contrattazione collettiva, tramite quindi accordi di livello nazionale.
Protocolli anti-contagio sui luoghi di lavoro
Naturalmente resterebbero attive tutte le misure imposte dal legislatore sulle misure di contenimento, a partire dalle distanze interpersonali, sui luoghi di lavoro.
“Una mera proroga di termini dello stato di emergenza, a mio avviso, non richiede particolari modifiche ai protocolli aziendali vigenti – ha sottolineato al Sole 24 Ore Sandro Mainardi, ordinario di diritto del Lavoro all’università Alma Mater di Bologna -. Discorso diverso invece se oltre alla proroga il governo intenda varare norme più restrittive per contrastare il virus. In questo caso, i protocolli aziendali andrebbero rivisti, per adeguarli alle nuove previsioni normative”.
Cig e blocco licenziamenti
Anche in caso di prolungamento al 31 dicembre, nessuna modifica immediata è prevista sul fronte Cig-Covid 19 e blocco dei licenziamenti. La prima misura è infatti disciplinata (proroghe, incluse) dai provvedimenti emergenziali varati dal governo in questi mesi, e le ulteriori 18 settimane di ammortizzatore, in parte pagate dallo Stato in parte onerose per le aziende, si esauriranno sostanzialmente fino a fine anno. Stessa sorte, essendo le due misure strettamente legate, per il blocco dei licenziamenti. Anche questa misura scade a fine anno, e finora ha permesso di salvaguardare circa mezzo milioni di posti di lavoro. Sia cig che licenziamenti sono oggetto di riflessione da parte del governo: se sulla cassa integrazione si aspetta la riforma annunciata da Nunzia Catalfo, sui licenziamenti l’attesa è quella di capire cosa succederà da gennaio, quando finirà il blocco.
Tamponi e mascherine
Non solo lavoro, la proroga dello stato emergenza significherebbe la deroga quasi automatica del tampone obbligatorio per gli arrivi in Italia dai Paesi a rischio Croazia, Grecia, Malta, Spagna e Francia.
Inoltre prolungherebbe l’obbligo della mascherina nei luoghi chiusi aperti al pubblico e all’aperto a partire dalle ore 18 e fino alle 6 del mattino in tutti quei luoghi dove è più facile la formazione di assembramenti come le piazze di ritrovo della movida, come previsto oggi.
E non sarebbe esclusa, come già disposto in Campania e in Calabria, l’imposizione della mascherina anche in luoghi aperti durante l’intera giornata, nel caso in cui la situazione dell’epidemia dovesse aggravarsi.