Svolta nell’inchiesta sulla trattativa Stato-Mafia che sarebbe avvenuta fra il 1992 il 1994, al tempo delle stragi organizzate da Cosa nostra. La procura di Palermo ha chiesto il rinvio a giudizio per 12 indagati. Tra i nomi figurano, tra gli altri, l’ex presidente del Senato Nicola Mancino, l’ex ministro Calogero Mannino, capi mafia, ufficiali dell’Arma e Ciancimino Jr. Gli imputati sono accusati a vario titolo di violenza o minaccia a corpo politico dello Stato e concorso in associazione mafiosa. Mancino risponde di falsa testimonianza e Ciancimino, oltre che di concorso in associazione mafiosa, di calunnia. I provvedimenti di rinvio a giudizio sono stati firmati dal procuratore aggiunto Antonio Ingroia e dai pm Nino Di Matteo, Lia Sava e Francesco Del Bene e vistati ma non firmata dal procuratore.
Gli imputati sono i mafiosi Bernardo Provenzano, Totò Riina, Leoluca Bagarella, Antonino Cinà e Giovanni Brusca; gli uomini delle istituzioni che, secondo l’accusa, avrebbero fatto da intermediari sono invece il deputato Calogero Mannino, il senatore Marcello Dell’Utri e gli ex ufficiali dei carabinieri Antonio Subranni, Mario Mori e Giuseppe De Donno. Nell’elenco degli imputati figurano anche Massimo Ciancimino, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa e di calunnia nei confronti dell’ex prefetto Gianni De Gennaro, e l’ex ministro dell’Interno Nicola Mancino, al quale si contesta la falsa testimonianza.
Manicino: Dimostrerò la mia estraneità. “Preferisco farmi giudicare da un giudice terzo. Dimostrerò la mia estraneità ai fatti addebitatimi ritenuti falsa testimonianza, e la mia fedeltà allo Stato”. E’ questo il commento a caldo di Nicola Mancino, sulla richiesta di rinvio a giudizio avanzata nei suoi confronti nell’ambito dell’inchiesta sulla trattativa tra Stato e mafia.
NB