La trattativa Stato –mafia non è un’invenzione giudiziaria, né politica. E’ esistita per davvero. Un’ ammissione che sa di accusa quella del boss mafioso Totò Riina, che avrebbe confermato l’esistenza di una serie di compromessi tra lo Stato e le organizzazioni criminali all’indomani della stagione delle bombe del ’92 e del ’93. Il capomafia, detenuto al 41 bis a Milano, a inizio giugno, lo avrebbe rivelato agli agenti penitenziari durante un trasferimento in carcere. Riina avrebbe affermato che sarebbero stati il boss Bernardo Provenzano e l’ex sindaco di Palermo Vito Ciancimino a farlo arrestare. Una tesi da sempre sostenuta dal figlio di Ciancimino, Massimo, che ha descritto gli incontri riservati del padre Vito con l’ex comandante del Ros Mario Mori. Ma c’è di più. Riina avrebbe anche pronunciato una frase misteriosa relativa alla circostanza che qualcuno sarebbe andato da lui. Frasi che confermerebbero la tesi della Procura che indaga sulla vicenda. Le ammissioni del capomafia sono state trascritte in una relazione delle guardie penitenziarie che oggi è stata depositata al processo per la trattativa che si svolge nell’aula bunker dell’Ucciardone di Palermo.
Andreottiano da sempre. Totò Riina da sempre sarebbe stato vicino al defunto senatore a vita Giulio Andreotti. A rivelarlo sarebbe stato lo stesso boss mafioso detenuto nel carcere Opera di Milano al 41 bis. “Appuntato, lei mi vede che possa baciare Andreotti? Le posso dire che era un galantuomo e che io sono stato dell’area andreottiana da sempre”. Sono queste le frasi che il capomafia corleonese, lo scorso 31 maggio ha detto ad un agente di custodia del Gom che, durante una pausa di processo della trattativa, gli chiedeva se fosse vera la storia del bacio tra lui e Giulio Andreotti. La relazione del colloquio è stata depositata oggi dai pm del processo Andreotti.