Elly Schlein, dalle ultime elezioni europee, è in una maratona perpetua che prima l’ha portata a Roma, a Presa diretta dove il soliloquio con Riccardo Iacona pare non sia piaciuto a Maurizio Gasparri che l’ha denunciato in Commissione Vigilanza Rai in chiave anti-teleMeloni. Poi, presente alla Festa dell’Unità di Reggio Emilia informa che «Ci prepariamo a governare».
Elly, dopo è presente a Torino, alla Festa della Fiom, e lì ci comunica la notizia della giornata che riguarda la Stellantis. «Siamo estremamente preoccupati per la mancanza totale di politiche industriali da parte di questo governo. Chiaramente c’è preoccupazione anche per la situazione di Stellantis», dice Elly «crediamo che debba rispettare tutti gli impegni presi, crediamo che bisogna dare un futuro occupazionale a questo settore strategico per l’Italia, crediamo che il governo debba passare dalle parole ai fatti, perché delle prime ne abbiamo viste tante, dei secondi purtroppo no…».
Stellantis per anni illude e accartoccia i suoi lavoratori e la sua produzione industriale; e il sindacato – nello specifico, la Cgil – per anni si gira dall’altra parte, come insegna Landini, finché non arriva la destra al governo. A questo punto Landini esce dalla trance e addossa la colpa al primo inquilino di Palazzo Chigi. Elly, da parte sua è in pieno effetto-Landini, incede verso un orizzonte immaginario, condanna Elkann, poi gira il tutto alla Meloni. L’uscita è propagandistica ed efficace perché arriva insieme alla denuncia tonante del capo della Fiom Michele De Palma: «La perdita di quote di mercato di Stellantis in Europa dice di un fallimento della strategia industriale dell’ad Tavares in Italia e Europa».
De Palma, aggiunge che «anche in Usa – la situazione è molto complessa, perché Tavares non sta rispettando gli impegni. Sono colpito quando Tavares dice nelle interviste che in Italia c’è buona relazione con i sindacati perché il numero di scioperi dei singoli stabilimenti nell’ultimo periodo non è paragonabile neanche allo scontro che ci fu con l’ad Sergio Marchionne». Per lui «c’è un problema oggettivo: i lavoratori sono in cassa integrazione, non ci sono investimenti e a oggi non c’è un piano industriale». Per il leader della Fiom «c’è una responsabilità dell’azienda ma anche dei governi. Urso è l’ultimo ministro ma è evidente che negli anni con c’è stata una politica industriale sull’automotive come invece c’è stata in altri paesi europei». Sarà vero ma la Schlein punta ad il complesso di colpa governativo.
Sulla vicenda Stellantis interviene Gambino : “Fiat-Stellantis : L’Azienda faccia definitiva chiarezza sul ‘Piano Industriale’ ed offra finalmente certezze sulle prospettive dell’Automotive al Mezzogiorno”.
Dopo circa un mese e mezzo trascorso tra ferie forzate e ricorrente ricorso alla Cassa Integrazione, lo stabilimento Fiat-Stellantis di Melfi riapre i cancelli.
Lo stabilimento italiano con il maggior numero di dipendenti, circa 5.000 e con un indotto esterno di altre 3.000 unità, che nel corso del primo semestre del 2024 ha visto contrarre la produzione del 57% rispetto all’anno precedente operando solamente su due turni di lavoro.
Un dato preoccupante che ha messo a dura prova anche la stabilità economica dei dipendenti i quali hanno visto i loro stipendi contrarsi e ridursi oltre ogni limite sostenibile.
Si chiede al Gruppo Stellantis ed al suo Management di fare, una volta per tutte, definitiva chiarezza sul ‘Piano Industriale’ previsto per il polo produttivo di Melfi che prevederebbe la realizzazione -nei primi mesi del 2025- del modello Full Electric DS, nel secondo semestre dello stesso anno della nuova Jeep Compass Elettrica ed i modelli ibridi teoricamente in produzione a partire dal 2026 per complessivi 5 nuovi modelli automobilistici.
E’ un momento cruciale che ha già visto il Governo nazionale, per iniziativa del Ministro per ‘Le Imprese e Made in Italy’ Adolfo Urso, richiamare il Gruppo industriale alla dovuta assunzione di responsabilità ed alla coerente messa in atto di tutte le iniziative più utili a concretizzare quanto da loro stessi anticipato in sede istituzionale a più livelli ed a più riprese.
Si esprime profonda preoccupazione per il rallentamento da parte imprenditoriale dell’attuazione dei programmi enunciati e, al contempo, si assicura e preannuncia un’attenzione costante al problema senza escludere eventuali azioni parlamentari utili a monitorare le azioni poste in essere dal Gruppo Stellantis sino al mantenimento ed al concretizzarsi, nei tempi già stabiliti, di tutte le iniziative indispensabili al rilancio produttivo del polo lucano e non solo.
Il gruppo automobilistico Stellantis, nato nel 2021 dalla fusione tra l’azienda francese PSA (ex Peugeot-Citröen) e quella italo statunitense FCA (a sua volta nata dalla fusione tra Fiat e Chrysler), ha mandato ai suoi dipendenti italiani una mail promozionale in cui offre condizioni speciali per l’acquisto di una Maserati, un’auto di lusso prodotta da Stellantis e in vendita a un prezzo da 80 mila a oltre 200 mila euro. La mail, che non è stata accolta molto bene perché sponsorizza un prodotto fuori dalla portata della maggior parte dei dipendenti del gruppo, inizia così:
Caro/a collega, siamo lieti di annunciarti che dal mese di settembre avrai la possibilità di acquistare una nuova vettura Maserati a condizioni dedicate a te, ai tuoi familiari e ai tuoi amici. La nostra straordinaria gamma ti aspetta!
La mail è stata ricevuta anche da migliaia di operai dei vari stabilimenti italiani in cassa integrazione o con contratti di solidarietà, e che quindi non percepiscono uno stipendio pieno da tempo: «non so se ridere o se piangere – ha detto al Corriere Giacomo Zulianello, delegato Fiom e operaio a Mirafiori, a Torino, dove peraltro c’è parte della produzione di Maserati – io in cassa integrazione guadagno 1.180 euro al mese. Neanche se accetto l’invito dell’azienda di andare a lavorare come trasfertista in Polonia potrei acquistarle».
Stellantis è criticata da tempo dal governo per le sue scelte industriali, soprattutto per via della progressiva riduzione delle auto prodotte negli stabilimenti italiani nonostante gli aiuti pubblici di cui continua a beneficiare, sotto forma di incentivi al settore delle auto e di cassa integrazione per i dipendenti.
All’inizio dell’anno Stellantis si era impegnata ad aumentare la produzione di veicoli negli stabilimenti italiani, con l’obiettivo di arrivare a un milione di veicoli all’anno: al momento è abbastanza irrealistico che ci riesca. Nel 2023 ha prodotto in Italia 752mila veicoli, di cui 521mila auto, e secondo le stime preliminari nel 2024 la produzione calerà almeno del 30 per cento.
Tra lo scetticismo dei sindacati Stellantis ha comunque promesso di raggiungere l’obiettivo, e di farlo tramite il rilancio di alcuni stabilimenti storici – come quello di Mirafiori – e la costruzione di nuovi, come il grande progetto di un impianto per produrre batterie per veicoli elettrici (gigafactory) a Termoli, in Molise.
Ritornando ad Elly Schlein il discorso in fondo è sempre lo stesso. Cita la «piattaforma in cinque punti per trovare la quadra dentro le opposizioni e gettare le fondamenta del cantiere del centrosinistra: sanità pubblica, istruzione e ricerca, lavoro e salari, politica industriale e conversione ecologica, diritti sociali e civili». C’è una strategia dietro tutto questo visto che la segretaria Pd scarta i dossier internazionali, “divisivi”, e prepara la battaglia su una manovra realmente complicata per il governo».