Il governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco durante l'audizione in commissione inchiesta sulle banche, Roma 19 dicembre 2017. ANSA/GIUSEPPE LAMI

Stipendi, tra taglio del cuneo fiscale e salario minimo

Il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, ha presentato le considerazioni finali della Banca d’Italia. Visco ha commentato il rapporto toccando i punti salienti della politica economica italiana. Non solo ha discusso l’aumento del prodotto interno (previsioni che si aggirano intorno all’1%, ma che l’Istat ha aggiornato al rialzo), ma anche di tassazione, perdita del potere d’acquisto e salario minimo.

Secondo Visco infatti sono in troppi ad avere un’occupazione non regolare o, pur avendola, non ci sono le condizioni contrattuali adeguate. Si segnala infatti una crescita di lavoratori con retribuzioni annue basse, sotto il 60% della media di 11.600 euro l’anno. “L’introduzione di un salario minimo – ha dichiarato Ignazio Visco, governatore della Banca d’Italia – può rispondere a non trascurabili esigenze di giustizia sociale”.

Al commento di Visco fa eco Giuseppe Conte, presidente del Movimento 5 Stelle, che su Facebook riporta le considerazioni del governatore di Bankitalia sul salario minimo, definendo un messaggio per il governo Meloni che fa orecchie da mercante.

Contrario alle dichiarazioni del governo Meloni, Visco considera il salario minimo come necessario. Spesso infatti salario minimo e contratti inadeguati vanno a braccetto. È fin troppo alta in Italia la quota di giovani che, anche dopo anni di impiego, non si trovano con uno stipendio o un contratto adeguato. Di fronte a lavoratori con retribuzioni annue troppo basse per respingere o sostenere fasi di crisi come la presente, Visco parla di introduzione di un salario minimo. Secondo il governatore della Banca d’Italia infatti il salario minimo può rispondere alle esigenze di giustizia sociale.

Con la giusta normativa è possibile lavorare tanto sul tagli del cuneo fiscale, quanto sull’introduzione di un salario minimo che combatta l’inflazione e riduca la perdita di potere d’acquisto.

Secondo la presidente del Consiglio infatti il salario minimo rischio di essere un boomerang; al contrario “è più utile il taglio del cuneo fiscale, che per noi è una priorità. Lo renderemo strutturale e lo allargheremo”, ha detto.

Ancora una volta, per motivare l’assenza di un dibattito politico sul salario minimo è stato utilizzato il sistema della “contrattazione collettiva”. Il rischio, secondo Meloni, è che introducendo un salario minimo per legge c’è rischio che il parametro diventi aggiuntivo e quindi di maggior tutela o sostitutivo e quindi di minore tutela. Un dubbio inutile, dice perché il suo governo sta cercando di fare “una cosa più concreta”. Concreta sì, ma al momento solo fino a dicembre 2023. Se la proposta non venisse riconfermata non lascerebbe nulla se non qualche decina di euro in più al mese per pochi mesi.

La prima grande differenza con il salario minimo sta proprio nella scelta simbolica di interpretare il volere dei lavoratori. Infatti il salario minimo è percepito come metro di misura per la dignità del lavoro. Il salario minimo rimetterebbe in una posizione di vantaggio i lavoratori, per non parlare del peso dello stipendio di questi.

Il salario minimo e il taglio del cuneo fiscale non sono nemici e potrebbero essere degli alleati per i lavoratori e per gli imprenditori. Eppure per Meloni il salario minimo risulta essere incompatibile con il taglio del cuneo fiscale, prima di tutto perché c’è il rischio che un aumento degli stipendi possa portare a un aumento dell’inflazione.

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