Sono sei deputati e quattro senatori i parlamentari che a oggi detengono sia la poltrona nei palazzi romani che quella di sindaco della propria città. Ora però dovranno scegliere uno dei due incarichi perché la Corte costituzionale ha stabilito l’incompatibilità dei due incarichi. Sarà per loro doloroso ma una sedia la dovranno cedere. La Consulta ha dichiarato “l’illegittimità costituzionale degli articoli 1, 2, 3 e 4 della legge 15 febbraio 1953 n. 60, ma riguarda solo i Comuni con più di 20mila abitanti.
I dieci parlamentari che ricoprono contemporaneamente anche la carica di sindaco di un comune con oltre 20mila abitanti sono tutti di Pdl e Lega. E a leggere la lista spuntano nomi di primo piano della politica nazionale. Oltre al famoso sindaco di Catania, il senatore Raffaele Stancanelli, oggetto del caso su cui si è espressa oggi la Corte costituzionale dichiarando incompatibili le due cariche, a palazzo Madama altri tre colleghi si trovano nelle sue stesse condizioni. Due del Pdl e uno della Lega Nord. I Due berlusconiani sono Vincenzo Nespoli, sindaco di Afragola, e Antonio Azzollini, sindaco di Molfetta. Il leghista è Gianvittore Vaccari, sindaco di Feltre, in provincia di Belluno. Alla Camera i primi cittadini di paesi con oltre 20mila abitanti sono per il Pdl Adriano Paroli (Brescia), Giulio Marini (Viterbo), Nicolò Cristaldi (Mazara del Vallo), Marco Zacchera (Verbania), Michele Traversa (Catanzaro). Per la Lega a dover scegliere tra i due incarichi sarà Luciano Dussin, sindaco di Castelfranco Veneto.
La pronuncia è stata promossa dal tribunale di Catania a seguito della denuncia di un cittadino elettore per accertare la sussistenza della causa di incompatibilità tra la carica di sindaco del capoluogo etneo e quella di senatore, entrambe detenute dall’esponente del Pdl Raffaele Stancanelli. Spetterà poi al giudice di merito prendere atto della sentenza e, quindi, dichiarare eventualmente la decadenza del sindaco.