Addio ai malati immaginari favoriti da medici compiacenti. Il medico di famiglia che giustifica l’assenza dal lavoro di un proprio paziente senza averlo visitato rischia un mese di sospensione dall’esercizio della professione. La terza sezione civile della Cassazione con la sentenza di oggi vuole mettere un freno a quei tantissimi professionisti dell’assenteismo favoriti da medici ‘compiacenti’. E giustamente, ad avere la peggio, saranno proprio quei professionisti chiamati a certificare la malattia. Da oggi, quindi, non saranno più validi per giustificare l’assenza da lavoro i certificati di tipo ‘amnestico’, quelli con cui il sanitario si limiterebbe ad attestare quanto sostenuto dal cliente rispetto al proprio stato di salute nei giorni precedenti la redazione del documento. Il giro di vite voluto dalla Cassazione è stato messo nero su bianco nella sentenza 3705/12, pubblicata oggi 9 marzo.
4mila medici non versano contributi. Ma i medici non fanno solo spesso favori ai propri assistiti, spesso si dimenticano anche di versare i contributi. Il nucleo ‘anti-evasione’ dell’Enpam, l’ente previdenziale dei medici, ha scoperto nel 2011 più di 4 mila medici che non hanno versato contributi all’ente.
Ma sommando anche i controlli interni e i ravvedimenti volontari, si arriva a circa 11mila liberi professionisti con posizioni ‘irregolari’, per un totale posto ora in riscossione di circa 35 milioni di euro. “Queste misure di controllo – spiega l’ente – mirano a garantire che tutti i medici e i dentisti che fanno libera professione maturino pensioni adeguate. Molto spesso, infatti, capita che i sanitari, dopo aver correttamente dichiarato al fisco i loro redditi, dimentichino di regolarizzare la loro posizione contributiva, correndo il rischio di ricevere, al momento del pensionamento, assegni più bassi del previsto”. Peraltro i liberi professionisti hanno interesse a versare i contributi previdenziali perché sono interamente deducibili dalle tasse, con un risparmio fino al 43 per cento sugli importi versati.