Storace e reato di vilipendio a Giorgio Napolitano

Francesco Storace rinuncia alla prescrizione per il reato di vilipendio ai danni dell’allora Capo dello Stato, Giorgio Napolitano. Il processo di appello si celebrerà a 10 giorni dal voto per le Comunali, ovvero al 12 giugno prossimo. Storace vuole capire se continua a esistere una casta di intoccabili e vuole capire se la Boldrini si decida a sollecitare alla Camera l’esame della legge approvata dal Senato, su iniziativa di Maurizio Gasparri, per la riforma del vilipendio. Vuole sapere perché si può assolvere uno scrittore di sinistra come Erri De Luca accusato di istigazione al sabotaggio, mentre un uomo politico di destra deve rischiare la condanna perché ha osato dire al  Capo dello Stato quello che pensa. Perché lo Stato prima prevede una condanna fino a cinque anni di reclusione per il vilipendio,  poi sembra vergognarsene con la sospensione della pena. ‘Dovesse costarmi una condanna’, sintetizza Storace, ‘voglio queste risposte. Quanto va in scena in Corte d’Appello è la rappresentazione plastica di un sistema che sembra eretto a tutela degli intoccabili. La dignità non si ammanetta’. La prima,   e per ora unica reazione è stata quella   a sorpresa, di Gianfranco Fini: ‘Onore al merito a Storace per rinuncia alla prescrizione’, dice l’ex presidente della Camera a proposito della decisione di Francesco Storace di rinunciare alla prescrizione: ‘Francesco Storace è certamente un uomo di destra e non a caso ha chiamato così il suo movimento politico quando ha lasciato Alleanza Nazionale perché a suo dire troppo centrista e moderata. È noto che la sua idea di cosa concretamente significhi, nei contenuti e nelle azioni, una politica di destra raramente ha coinciso negli ultimi tempi con la mia. Eppure ieri mi ha in qualche modo rappresentato quando ha rinunciato alla prescrizione nel processo che da otto anni lo vede imputato di vilipendio al Capo dello Stato. Non perché io condivida ciò che disse di Napolitano, bensì perchè l’ex governatore del Lazio ha dato un bell’esempio di cosa voglia dire essere di destra in materia di legalità, ovvero, aver fiducia, nonostante tutto, nella giustizia. Se si sbaglia si paga e se si è onesti, in questo caso intellettualmente, si chiede che ciò venga sancito in tribunale, affinché tutti lo sappiano. Confidare nella prescrizione del reato per farla franca non è certo politicamente così censurabile come salvarsi grazie ad una legge ad personam. Anche per questo spiace che quasi nessuno a destra, al di là della attuale collocazione, abbia sottolineato come la scelta di Storace sia stata bella e significativa. Specie oggi che la vicenda di Quarto conferma che è molto facile fare i moralisti, ma che l’ora della verità arriva prima o poi per tutti, quando si deve dimostrare con i fatti di essere coerenti tra quel che si dice e quel che davvero si fa’. Pronta e un po’ sorpresa la replica di Storace: ‘Colpisce che sia Fini ad assumersi l’onere di spendere parole chiare sul mio processo. Ovviamente lo ringrazio, perché in gioco sono valori di democrazia, a partire dal diritto al dissenso, e di legalità col diritto a sapere, senza prescrizione, se ho commesso un reato o no. Tace Napolitano, tace il centrodestra. Non ho dubbi su chi stia sbagliando, e gravemente, nei miei confronti’, ha scritto il segretario nazionale della Destra.

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