Un efferato massacro, quello denunciato dai ribelli, ad Homs, dove 337 persone sono state uccise. Per questo motivo, Cina e Russia hanno posto ieri all’Onu il veto al tentativo di bloccare la strage che si reitera da 11 mesi sotto il governo di Bashar el Assad. Gli altri 13 membri del Consiglio, tra cui Usa, Francia e Regno Unito, avevano votato a favore del piano per fermare le violenze, condannando il regime siriano, ma escludendo esplicitamente l’intervento armato. Per la seconda volta, però, Mosca e Pechino si sono opposte. Il doppio veto russo e cinese alla risoluzione di condanna della repressione siriana del Consiglio di Sicurezza dell’Onu “sminuisce il ruolo delle Nazioni Unite”: ha denunciato il Segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, definendo l’esito del voto “una grande delusione per il popolo siriano e per tutti i difensori della democrazia e dei diritti umani”. E di “voto inaccettabile” perchè la “popolazione siriana ha bisogno di noi” ha parlato anche il ministro degli esteri italiano Giulio Terzi. Prima del voto per fermare la repressione di Assad era sceso in campo personalmente il presidente Usa Barack Obama. “Assad deve fermare subito i massacri e i crimini contro il suo stesso popolo, deve lasciare il potere e permettere l’immediata applicazione di una transizione democratica”, aveva messo nero su bianco in un comunicato la Casa Bianca, auspicando senza successo un voto del Consiglio di sicurezza dell’Onu a favore della risoluzione di condanna, quale “occasione di ribellarsi alla brutalità del regime e dimostrare di essere un difensore credibile dei diritti universali iscritti nella Carta delle Nazioni Unite”. Intanto a Tripoli l’opposizione siriana ha occupato e si è impossessata senza resistenza dell’ambasciata.
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