BRINDISI – “Mia sorella era a terra, aveva il torace dilaniato, e la sua mano sembrava carne macinata”. Queste le parole di Vanessa Capodieci, che ferita insieme con la sorella Veronica nell’attentato avvenuto lo scroso 19 maggio 2012 davanti alla scuola Morvillo-Falcone. la giovane ha ricordato davanti alla Corte d’Assise di Brindisi i primi momenti dopo l’esplosione. “Io piangevo. Subito dopo l’esplosione – ha detto ancora Vanessa Capodieci – ho strappato i vestiti di dosso a mia sorella perché erano in fiamme e col mio giubbotto le ho coperto la pancia perché era aperta”. “Io cercavo di rassicurarla – ha continuato – le dicevo di stare tranquilla. Nessuno ci aiutava”. La ragazza ha anche riferito di aver notato, una volta scesa dal pullman, insieme alle amiche, un cassonetto blu vicino alla scuola: “In quel momento – ha detto – io ho pensato ‘cosa ci fa qui quel cassonetto, noi non facciamo la raccolta differenziata’”. In quel cassonetto – secondo quanto accertato dagli investigatori – c’erano le bombole riempite di esplosivo che erano state confezionate per compiere l’attentato, di cui deve rispondere l’imprenditore 69enne di Copertino Giovanni Vantaggiato, che ha ammesso le proprie responsabilità. Vanessa è rimasta per dieci giorni nell’ospedale di chirurgia plastica di Brindisi e continua tuttora a fare terapie con creme per le cicatrici; sua sorella Veronica, oggi anche lei in aula, è stata per molti, lunghi mesi tra la vita e la morte. “In quel momento avevo il telefonino in mano, poi ho sentito un boato e mi sono ritrovata a terra, pensavo che era un sogno, che mi dovevo svegliare prima o poi, però ho capito che non era un sogno”. In aula non era presente l’unico imputato , l’imprenditore Giovanni Vantaggiato, accusato di strage per l’attentato compiuto davanti alla scuola di Brindisi, in cui morì la sedicenne Melissa Bassi e altre nove persone rimasero ferite. “Mia sorella – ha detto Veronica – era vicino a me, nessuno ci aiutava, poi non ricordo più nulla”. Veronica nell’attentato riportò le lesioni più gravi e ha trascorso un lungo periodo in coma, ricoverata prima negli ospedali di Brindisi e Lecce, poi per due mesi e mezzo in quello di Pisa. Veronica ha subito l’amputazione di due dita della mano sinistra e dovrà sottoporsi ancora a interventi alla mano e a un orecchio, il cui timpano è rimasto perforato. Vantaggiato disse al mio socio che voleva dei dispositivi per pilotare a distanza gli impianti di irrigazione, aveva detto di avere una villa a Lecce”. E’ quanto ha riferito in aula, nel processo per strage a Brindisi, Demetrio Vizzi, uno dei soci dell’azienda dove Giovanni Vantaggiato acquistò il comando a distanza con il quale avrebbe fatto esplodere le bombole piene di esplosivo collocate davanti all’istituto professionale Morvillo-Falcone. Il telecomando fu acquistato il 25 febbraio 2010, oltre due anni prima dell’attentato davanti alla scuola. “Il telecomando – ha detto anche – è stato consegnato dal mio socio al cliente”. Nel marzo successivo, ha aggiunto il testimone, Vantaggiato tornò perché voleva altri congegni elettronici. “Vantaggiato – ha detto l’altro commerciante della stessa azienda, Giorgio Magagnino – si è autodefinito competente nell’ambito dell’elettronica”. Magagnino ha definito Vantaggiato “un soggetto che non parlava, che non dava confidenza”.