La Procura di Crotone ha chiesto il rinvio a giudizio per quattro militari della Guardia di Finanza e per due della Guardia Costiera. Li considera almeno in parte responsabili della strage di Cutro avvenuta il 26 febbraio del 2023. La Procura dice che quella strage, che costò la vita a quasi 100 persone, tra le quali 35 bambini, si sarebbe evitata se l’Italia avesse mosso i mezzi di soccorso quando è stata informata della presenza di una barca strapiena di profughi e in difficoltà per il mare grosso. Invece l’Italia non fece niente. Si mossero due motovedette della Guardia di Finanza ma poi desistettero perché il mare era troppo forte. La Guardia Costiera, che aveva i mezzi per intervenire, lasciò tutte le sue barche in porto. Il Riformista quel giorno titolò: “Strage di Stato”. Fu molto attaccato da destra. La Procura ora conferma. Del resto conferma l’evidenza: quella strage fu provocata dall’inerzia – voluta o no – dello Stato.
«Lo Stato faccia vera giustizia sulla strage di Cutro, avvenuta in un clima di disumanità e avversione per i migranti, frutto della paura e dell’egoismo da tempo alimentate dalle destre». È quanto afferma il senatore Nicola Irto, segretario del Partito democratico della Calabria, rispetto alla conclusione delle indagini sulla tragedia di Steccato di Cutro, per cui la Procura di Crotone ha ipotizzato, a carico di sei indagati, i reati di naufragio colposo e omicidio colposo plurimo, mettendo in evidenza gli obblighi che non sarebbero stati allora rispettati e le presunte omissioni commesse nella notte tra il 25 e il 26 febbraio 2023. «Niente – sottolinea Irto – potrà restituirci quelle vite umane che il mare Ionio ha portato via. Proprio per questo, è indispensabile che la politica rifletta sulle proprie responsabilità e che, innanzi alle questioni migratorie, finiscano una volta per tutte quegli approcci di indifferenza, sospetto e repulsione che la destra sospinge a oltranza, a volte anche in maniera meccanica». «Mai come adesso – conclude il senatore Irto – abbiamo bisogno di unità, verità e solidarietà».
Per completare le indagini sulla strage di Cutro, dove il 26 febbraio 2023 sono morte 98 persone tra cui 35 bambini, è servito poco meno di un anno e mezzo. È stata sufficiente, invece, una giornata per trovare il capro espiatorio di quella tragedia: le forze dell’ordine. Sono bastate alcune parole utilizzate dai magistrati della Procura di Crotone per dare addosso ai sei indagati. A cui è stata notificata la chiusura dell’indagine: sono tutti appartenenti alle forze dell’ordine e per la precisione si tratta di quattro membri della guardia di finanza e due della guardia costiera: nel dettaglio si tratta di Giuseppe Grillo, Alberto Lippolis, Antonino Lopresti, Nicolino Vardaro, Francesca Perfido e Nicola Nania. Accusati di naufragio colposo e omicidio colposo plurimo.
Gli inquirenti, coordinati dal procuratore capo Giuseppe Capoccia, hanno messo nero su bianco che la «strage si poteva evitare». Sotto la lente di ingrandimento dell’accusa ci sono i comportamenti degli indagati, i quali se fossero stati «diligentemente tenuti avrebbero certamente determinato l’impiego di assetti della guardia costiera per l’intercetto del natante, sicuramente idonei a navigare in sicurezza».
«Grande rispetto perla magistratura, ne difendo operato e indipendenza. Allo stesso modo – ha dichiarato il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti – difendo con convinzione l’operato di guardia di finanza e della capitaneria di porto certo che hanno sempre agito esclusivamente per il bene pubblico come fanno ogni giorno insieme alle altre forze di polizia».
Il sindaco di Cutro, Antonio Ceraso, continua a non darsi pace per quanto successo: «Non mi consola il fattto che troviamo un capro espiatorio per la strage di Steccato di Cutro. Tutto questo non farà ritornare in vita i 98 morti».