Giorgia Meloni, presente a Palermo da presidente del Consiglio per ricordare Paolo Borsellino, nel giorno dell’anniversario della strage di via d’Amelio. Quest’anno non parteciperà, come fatto in altri anni da militante e poi da leader di partito, alla tradizionale fiaccolata che parte da piazza Vittorio Veneto e arriva a via D’Amelio. Una circostanza diventata oggetto di speculazioni e strumentalizzazioni politiche, sebbene la presenza del premier non fosse stata annunciata. La premier scrive al Corriere della Sera sui motivi della sua mancata partecipazione alla fiaccolata:
‘Caro direttore, il 19 luglio di 31 anni fa la mafia ha ucciso il giudice Paolo Borsellino e i cinque agenti della sua scorta. Come ogni anno, sarò anche questa volta a Palermo per rendere omaggio alla loro memoria e rinnovare il mio impegno personale, e quello di tutto il governo, contro le mafie. Presiederò il Comitato per l’ordine pubblico e la sicurezza per fare il punto sul lavoro svolto sull’attività di contrasto alle criminalità organizzata che le istituzioni, ad ogni livello, stanno portando avanti. In questi giorni è stato detto un po’ di tutto sulla mia presenza a Palermo. C’è chi ha addirittura scritto che avrei disertato le commemorazioni perché ‘in crisi con il mito Borsellino’. È, ovviamente, falso. Così come è stucchevole il tentativo di alcuni di strumentalizzare la mia impossibilità — data da altri impegni concomitanti — di partecipare anche alla tradizionale fiaccolata di Palermo, organizzata da ‘Comunità ‘92’ e ‘Forum XIX Luglio’ e diventata nel tempo manifestazione apprezzata e partecipata. E alla quale ho sempre orgogliosamente preso parte. Ricordo, come se fosse ieri, il profondo e viscerale rifiuto della mafia che, da ragazza, provai di fronte alle immagini della strage di via D’Amelio. Da quel rifiuto nacque il lungo, convinto, impegno politico che mi ha portato fin qui, da semplice militante di un movimento giovanile alla presidenza del Consiglio dei ministri. Per questo, non posso che essere profondamente orgogliosa del fatto che il governo che oggi presiedo abbia avuto, dal suo primo giorno, la determinazione e il coraggio necessario ad affrontare il cancro mafioso a testa alta. Sono i fatti a dimostrarlo. Abbiamo messo in sicurezza presidi fondamentali come la restrizione dei benefici penitenziari, e se oggi boss mafiosi del calibro di Matteo Messina Denaro sono detenuti in regime di 41 bis lo si deve esattamente a questo impegno. Abbiamo sbloccato le assunzioni nelle forze dell’ordine, ci siamo schierati al fianco dei magistrati e di chi ogni giorno sul territorio conduce la battaglia contro la mafia, stiamo lavorando ad un provvedimento che dia un’interpretazione autentica di cosa si debba intendere per ‘reati di criminalità organizzata’ e che scongiuri il rischio che gravi reati rimangano impuniti per effetto di una recente sentenza della Corte di Cassazione. C’è ancora molto da fare, ma il nostro impegno non si esaurirà mai. Semplicemente perché la lotta alla mafia è parte di noi, è un pezzo fondante della nostra identità, è la questione morale che orienta la nostra azione quotidiana. Lo dobbiamo a Paolo Borsellino, ed a tutti coloro che hanno sacrificato la vita per la giustizia e hanno reso onore all’Italia’.
Come affermato dalla premier nella lettera scritta al Corriere della Sera su alcuni giornali erano partite ricostruzioni fantasiose: ‘Su La Stampa e Repubblica partiti i retroscena sulla sua presenza o meno alla fiaccolata, sul fatto che era combattuta, sulle vocine che le sussurravano che avrebbe potuto ricevere qualche fischio, sui presunti imbarazzi per la riforma della giustizia e via immaginando. Una narrazione buona per preparare il terreno all’idea della ritirata dalla piazza, che campeggia, insieme ai ‘motivi di ordine pubblico’, nel titolo di Repubblica, che parla di ‘diserzione’, e nell’articolo de La Stampa, secondo il quale Meloni avrebbe ‘declinato’, sebbene la stessa testata il giorno prima spiegasse che la partecipazione non era prevista e si limitasse a ipotizzare, sulla base di indicatori non precisati, che ‘non è ancora confermato ma Meloni potrebbe partecipare alla fiaccolata di dopodomani’. Poi, la narrazione sul fatto che il premier partecipa ‘solo’ al ricordo istituzionale. La partecipazione di Meloni alla fiaccolata non è mai stata in agenda e ciononostante il fatto che il premier non vada viene presentato come un passo indietro. E, come spesso accade, certa stampa detta la linea e certa politica si accoda: ‘Giorgia Meloni non parteciperà al corteo di Palermo per commemorare le vittime di via D’Amelio, sarà presente solo alla cerimonia ufficiale’, ha lamentato la capogruppo di Alleanza Verdi e Sinistra alla Camera Luana Zanella, ricalcando per altro il titolo di Repubblica, come se la partecipazione di un premier ‘solo’ alle cerimonie istituzionali fosse una stranezza o il sintomo di qualcosa che non va’.
Le commemorazioni per Paolo Borsellino si sono aperte alle 8.45 alla caserma Lungaro, dove Meloni ha deposto una corona di fiori davanti alla lapide dei poliziotti delle scorte morti nelle stragi del 1992. Poi, al cimitero a rendere omaggio a Borsellino e nella Chiesa San Domenico dove è sepolto Giovanni Falcone. Successivamente in Prefettura, dove ha presieduto un comitato per l’ordine pubblico e la sicurezza, alla presenza del prefetto Maria Teresa Cucinotta, del capo della procura Maurizio de Lucia e dei vertici delle forze dell’ordine: un gesto insieme concreto e simbolico per rinnovare l’impegno del governo nella lotta alla mafia, che fu anche al centro del suo discorso di insediamento, quando ricordò di aver iniziato a fare politica a 15 anni, proprio all’indomani della strage di via D’Amelio, e ricordò che ‘il percorso che mi ha portato oggi a essere presidente del Consiglio nasce dall’esempio di quell’eroe’.
La Meloni ha assicurato che l’impegno dell’esecutivo ‘non si esaurirà mai’ in quanto la lotta alla mafia ‘è parte di noi, è un pezzo fondante della nostra identità, è la questione morale che orienta la nostra azione quotidiana’. In sostanza si tratta di un atto doveroso da rispettare ogni giorno per rispetto di Paolo Borsellino e di tutte quelle persone ‘che hanno sacrificato la vita per la giustizia e hanno reso onore all’Italia’.