La Corte d’ appello di Brescia, ha riaperto il processo in merito alla strage di via Palestro (l’ attentato attribuito a Cosa Nostra, durante il, quale il 27 luglio 1993, un’autobomba esplose nei pressi del Padiglione di arte contemporanea, sito in via Palestro a Milano, in cui morirono 5 persone), dopo che il pentito Gaspare Spatuzza, ha scagionato uno degli imputati. Le dichiarazioni dell’ex reggente del mandamento di Brancaccio, infatti, sono state determinanti per l’avvio del processo di revisione nei confronti di Tommaso Formoso, palermitano, accusato, assieme al fratello Giovanni, di essere stato uno dei basisti milanesi per l’eccidio avvenuto al “Pac”, il padiglione di arte contemporanea, che nella notte tra il 27 e il 28 luglio 1993 fece 5 morti e 20 feriti. La Corte ha deciso di interrogare Spatuzza il 22 marzo prossimo.
I due Formoso furono entrambi condannati all’ergastolo (la sentenza nei loro confronti è definitiva dal 2005), ma secondo il collaboratore di giustizia il colpevole sarebbe stato solo Giovanni. A Tommaso Formoso si era risaliti attraverso le dichiarazioni di Pietro Carra, il camionista, poi divenuto anche lui pentito, che aveva detto di aver consegnato, il 23 luglio di diciannove anni fa l’esplosivo da utilizzare per la strage a un uomo da lui non conosciuto, nel paese di Arluno, non lontano da Milano. Ad Arluno viveva Tommaso Formoso, individuato e condannato in via indiziaria; Giovanni fu invece accusato da altri collaboratori: avrebbe svolto un ruolo operativo di altro tipo. Gaspare Spatuzza sostiene adesso che la dinamite fu affidata non a Tommaso ma a Giovanni Formoso, che in quel periodo stava a casa del fratello, assente con la famiglia per una vacanza in Calabria. Proprio per cercare di capire chi possa essere “l’uomo di Arluno” e per stabilire se sia stato commesso un errore giudiziario, la Corte d’appello bresciana, competente per la revisione dei processi completati dai colleghi del distretto di Milano, ha accolto le richieste degli avvocati Raffaele Bonsignore e Salvino Mondello. In novembre Spatuzza aveva propiziato anche la riapertura del processo per la strage di via D’Amelio: le sue smentite (riscontrate) alle dichiarazioni dei falsi pentiti Vincenzo Scarantino e Salvatore Candura avevano portato alla scarcerazione di sei ergastolani e dello stesso Scarantino. Ma la revisione del processo in Sicilia avrà tempi tecnici molto piùlunghi. A Brescia è invece già partita, anche se Tommaso Formoso per adesso rimane in cella.