“Risulta incensurabile l’affermazione della Corte di appello per la quale il controllo sulla correttezza della manutenzione avrebbe evitato il sinistro perché sarebbe emersa l’assenza della documentazione inerente la storia manutentiva del carro e dei suoi componenti e quindi esso sarebbe stato escluso dalla circolazione”. Così scrivono i giudici della Corte della Corte di Cassazione nelle 584 pagine di motivazione della sentenza del processo sulla strage di Viareggio costata la vita a 32 persone nel giugno 2009.
La quarta sezione penale della Suprema Corte, l’8 gennaio scorso, aveva fatto cadere nei confronti degli imputati l’aggravante relativa alla violazione delle norme sulla sicurezza sul lavoro e, per questo, il reato di omicidio colposo contestato agli imputati e’ stato dichiarato prescritto. Era stato disposto il processo d’appello bis soltanto per il capo di imputazione relativo al disastro colposo. Per Mauro Moretti, ex ad di Fs e Rfi, condannato in appello a 7 anni, e Michele Mario Elia, ex ad di Rfi condannato in secondo grado a 6 anni, la Cassazione ha disposto un nuovo processo nel quale andranno rivalutati alcuni profili di colpa. “Il ruolo dell’impresa ferroviaria e’ tutt’altro che passivo – scrivono i giudici di piazza Cavour – le sono attribuiti diritti di controllo dello stato del carro. La Corte di appello ha del tutto ragionevolmente escluso che tali controlli potessero in concreto spingersi al punto di smontare componenti del carro e quindi anche le sale montate, ma altrettanto ragionevolmente ed anzi in coerenza con le previsioni anche qui evocate, ha ritenuto che il controllo potesse essere documentale. In presenza della condizione di allarme determinato dalle conoscenze in ordine ai rischi di rottura degli assili per i vizi della manutenzione tale potere si accompagnava al dovere cautelare”.