di Andrea Viscardi
In un Paese sempre più sofferente per la crisi economica, il mezzogiorno è praticamente in ginocchio e con esso le vittime per eccellenza sono i giovani. Negli ultimi dieci anni l’Italia è cresciuta meno della media dei paesi europei, nel Sud del Paese, invece, il risultato è stato negativo al punto da favorire il fenomeno migratorio di intere famiglie verso il Nord, soprattutto giovani, in cerca di prima occupazione. Il fenomeno che più allarma è che questa crisi coinvolge sempre di più giovani con un livello d’istruzione elevatissimo. Di fronte ad una tale situazione sorge spontanea la domanda “Perché il mezzogiorno, inteso come nuclei familiari e singoli individui non ha una reazione adeguata?E la classe politica che lo rappresenta perché continua ad adagiarsi su questo stato di cose?” Per poter dare una risposta consona bisogna porre l’attenzione su entrambi gli aspetti. Per quanto riguarda il primo, la mobilitazione collettiva storicamente si verifica quando le cose vanno sempre bene. Se invece vanno male ognuno cerca di arrangiarsi. Nel caso del Mezzogiorno le strade intraprese da tempo, sono sempre le stesse:l’emigrazione, le attività sommerse, la contiguità con le economie criminali e le attività politicamente protette. Naturalmente ci sono delle eccellenze nel campo delle attività economiche, ma, purtroppo costituiscono solo un’eccezione. Esistono anche grandi risorse potenzialmente sfruttabili(risorse ambientali, agricole culturali, grande cultura che però rimane racchiusa all’interno delle università) che non sono riuscite a far segnare una svolta verso lo sviluppo economico. Oggi con l’acuirsi della crisi economica si sente ancora di più la difficoltà ad uscire da questo stato di cose e si lascia il campo ad una classe politica in gran parte inefficiente ed impreparata ad affrontare una situazione di tale gravità, favorendo così l’espandersi sempre di pi delle consorterie politiche-criminali, che soffocano letteralmente l’economia impedendo ogni se pur minimo tentativo di crescita. Il tutto condito,non bisogna nasconderselo da una politica governativa che ha spostato l’asse della sua attenzione verso il centro nord. E così il Mezzogiorno appare sempre più stretto in un pericoloso cuneo. L’integrazione nell’economia Nazionale ed internazionale crea sfide sempre più ardue da affrontare per le economie sane. Immaginiamo quello che sarà per il Mezzogiorno d’Italia che ne vanta una sì disastrata da concorrere con quelle del terzo mondo .