La polizia sudafricana ha arrestato piu’ di 80 persone e ha confermato la morte di cinque persone in seguito alle violenze di stampo xenofobo scoppiate negli ultimi due giorni a Johannesburg e a Pretoria, in Sudafrica. Lo rende noto la stessa polizia sudafricana in un comunicato. Le violenze sono state condannate ieri dal presidente Cyril Rampahosa, che in un messaggio pubblicato su Twitter ne ha chiesto l’immediata cessazione, sottolineando che si tratta di “fatti negativi” per il paese. Per Ramaphosa “non ci puo’ essere alcuna giustificazione valida che spinga un sudafricano ad attaccare persone di altri paesi e, qualunque sia la ragione del loro rancore, devono esternarlo in modo democratico”. Il capo dello Stato ha ribadito la sua condanna delle violenze e annunciato di aver convocato i ministri in carica della sicurezza per “garantire di tenere sott’occhio questi atti di violenza e trovare il modo di fermarli”. Per i sudafricani, ha concluso Ramaphosa, “e’ inaccettabile non dare il benvenuto agli altri africani: la gente del nostro paese vuole vivere in armonia”.
Ieri il ministro degli Esteri della Nigeria, Geoffrey Onyeama, ha convocato l’ambasciatore del Sudafrica ad Abuja, Bobby Moroe, qualificando come “disgustosi e deplorevoli” gli attacchi avvenuti contro i cittadini nigeriani in Sudafrica. In una dichiarazione diffusa sempre ieri, l’ambasciata nigeriana in Sudafrica ha inoltre definito la situazione nel paese come “caotica” e ha invitato i nigeriani a farsi avanti per riferire la loro versione dei fatti, mentre il presidente nigeriano Muhammadu Buhari ha chiesto che l’ambasciatore nigeriano a Pretoria incontri la sua controparte sudafricana per “esprimergli il disappunto della Nigeria per il trattamento dei suoi cittadini e la messa in pericolo delle loro vite e delle loro proprieta’”. I dimostranti sono scesi in strada per protestare contro l’alto tasso di disoccupazione, la diffusa poverta’ e le disparita’ di reddito nel paese, saccheggiando negozi e dando alle fiamme edifici e veicoli. Nel tentativo di reprimere i disordini i manifestanti, la polizia ha sparato gas lacrimogeni, proiettili di gomma e granate stordenti. Nel frattempo i governi e le rappresentanze diplomatiche di diversi paesi africani hanno rivolto un appello ai loro cittadini affinche’ stiano alla larga dalle tensioni.
In una nota ripresa dall’emittente “Fana”, l’ambasciata etiope ad Abuja ha invitato i suoi connazionali a chiudere le loro attivita’, consigliando loro di “prendere le distanze da qualsiasi focolaio di tensione” e di non indossare gioielli costosi, mentre il ministero dei Trasporti dello Zambia ha messo in guardia i camionisti ad “evitare di viaggiare in Sudafrica fino a quando la situazione della sicurezza non migliorera’”. Intanto il ministro sudafricano della Polizia, Bheki Cele, ha dichiarato che le violenze non vanno attribuite alla xenofobia diffusa nel paese, quanto alla criminalita’ comune. “La xenofobia viene usata come pretesto”, ha dichiarato il ministro alla stampa dopo aver visitato il distretto degli affari di Johannesburg, dove si e’ verificata la maggior parte dei disordini. “Non c’e’ nulla che abbia scatenato forme di conflitto tra i sudafricani e i cittadini stranieri”, ha aggiunto. Gia’ la scorsa settimana centinaia di manifestanti erano scesi in piazza nella capitale amministrativa Pretoria dando fuoco ad edifici, saccheggiando attivita’ commerciali per lo piu’ straniere e scontrandosi con la polizia, che aveva sparato proiettili di gomma per disperdere la folla. Le violenze di natura xenofoba, o presunta tale, non sono nuove in Sudafrica. Nel 2015 sette persone furono uccise in una violenta ondata di attacchi avvenuta contro gli immigrati stranieri nel paese.