Accantonato – per il momento – il caso Diciotti, il governo torna a discutere della Tav, con la mozione presentata all’Aula per la revisione del progetto.
Si tratta di fatto di una non notizia, in quanto il testo della mozione riprende quello del contratto di governo senza ulteriori informazioni. La richiesta è quella di rivedere il progetto Tav analizzando l’utilità dell’opera e i costi annessi. Si tratta di fatto di una strategia utile per guadagnare tempo di fronte alle pressioni dell’Unione europea e a quelle dei governatori del Nord.
La notizia è che la mozione rappresenta una sorta di passo indietro da parte della Lega, un passo indietro fatto, o meglio formalizzato poche ore dopo il voto della Giunta che ha salvato Salvini sul caso Diciotti. Le opposizioni politiche attaccano e parlano di un voto di scambio tra Movimento Cinque Stelle e Lega, con i primi che hanno scagionato Salvini e i secondi che hanno tirato il freno sul caso Tav.
Matteo Salvini ha parlato proprio della mozione presentata dalla Lega e dal Movimento Cinque Stelle, sottolineando come il suo scopo sia quello di rivedere l’opera per risparmiare dove possibile e procedere con i lavori “L’obiettivo è rivedere il progetto, risparmiare dove si può risparmiare e andare avanti”.
“Ridiscutere integralmente il progetto della Torino-Lione, nell’applicazione dell’accordo tra Italia e Francia”: rimanda al contratto di governo la mozione sulla Tav, a firma del capogruppo della Lega alla Camera Riccardo Molinari, che sarà messa in votazione oggi, quando l’Aula di Montecitorio esaminerà anche la mozione sì Tav di Forza Italia.
La maggioranza sceglie così di non scegliere, in barba all’ultimatum dell’Unione Europea sul rischio fondi.
In sostanza, dopo il caso Diciotti, i due partiti di governo hanno deciso per una tregua armata in vista della conclusione della tornata delle elezioni amministrative e delle prossime europee. Il progetto rimane nel cassetto di Matteo Salvini, si ragiona in ambienti della maggioranza, pronto per essere tirato fuori al momento opportuno.
Accade questo in barba alle indicazioni dell’Ue, che durante il consiglio d’amministrazione di Telt, ieri a Parigi, ha dato un mese di tempo per la pubblicazione dei bandi di gara. A rischio, in caso di ulteriori ritardi, di 300 degli 813 milioni di euro di fondi europei.