Bill Gates, 68 anni, in base ai dati del Billionaires Index di Bloomberg pubblicato a fine 2023, è il quarto uomo più ricco del pianeta con un patrimonio stimato in 141 miliardi di dollari. Gates ha anche visitato le agenzie alimentari e agricole con sede a Roma, tra cui l’Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura, il Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo, il Programma alimentare mondiale e la rete di innovazione agricola, CGIAR, per discutere degli impatti del cambiamento climatico e degli eventi meteorologici estremi sulla sicurezza alimentare a livello globale, in particolare nei paesi a basso reddito.
Il miliardario americano oltre a essere un tycoon dell’informatica, è diventato negli ultimi anni il più grande proprietario di terreni agricoli privati d’America con 242 mila acri sparsi in 19 Stati. Il record è stato raggiunto in circa 7 anni attraverso operazioni della sua finanziaria Cascade. L’interesse al settore agricolo, fanno sapere dalla Fondazione Gates, è coerente con l’attenzione alla sostenibilità ambientale di Bill Gates. «Semi più produttivi possono evitare la deforestazione – ha detto in una recente intervista riportata dal Corriere della Sera – aiutare l’Africa di fronte alle sfide climatiche. Se i biofuel saranno meno cari, potrebbero risolvere il problema delle emissioni».
Ad esempio, Cottonwood, una delle controllate di Cascade, è una no-profit che promuove agricoltura sostenibile e protezione delle risorse della terra, dai prodotti alimentari all’acqua. La stessa Gates Foundation ha avviato un’iniziativa che offre ai piccoli agricoltori di tutto il mondo gli strumenti e le risorse necessari per rafforzare la propria attività senza contribuire, e anzi fermare, il cambiamento climatico.
C’è stata un’ora di colloquio a Palazzo Chigi per un incontro con la premier Giorgia Meloni per discutere principalmente di Intelligenza artificiale. Un faccia a faccia, come riferisce una nota del governo, che rientra nell’ambito di una serie di incontri sul tema dell’intelligenza artificiale, a cui ha preso parte anche padre Paolo Benanti, presidente della Commissione sull’Intelligenza Artificiale per l’Informazione.
‘Nel corso dell’incontro si è discusso delle opportunità e dei rischi dell’IA e sulla necessità di governare i cambiamenti futuri, evitando così di subirli’, ha proseguito la nota, evidenziando che ‘il colloquio ha permesso anche di ribadire la centralità dell’Africa per la Presidenza italiana G7, alla vigilia del Vertice Italia-Africa previsto il 28-29 gennaio’.
Il governo italiano guidato dalla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni sta puntando molto sul continente africano. La volontà del governo di sottolineare la propria proiezione nel bacino del Mediterraneo, sino a includere il continente africano, è infatti al centro del Piano Mattei.
Durante il Summit Italia-Africa, che, come detto, si terrà a Roma il prossimo 28-29 gennaio al Senato, alla presenza dei leader di numerosi Paesi africani, verranno presentate la cornice politica e le direttrici di intervento di questo Piano. Nelle intenzioni dell’esecutivo, il Piano Mattei, “progetto strategico a livello geopolitico”, si propone di guardare all’Africa in modo paritario, lontano da logiche “caritatevoli, paternalistiche o assistenzialiste”, approfondendo vecchi partenariati e stringendone di nuovi in considerazione degli interessi di tutti gli attori coinvolti.
In una cornice più ampia, il rinnovato slancio dell’Italia in Africa si pone anche l’obiettivo di rafforzare l’azione e l’impegno nel continente africano dell’Unione europea e del G7, presieduto nel 2024 proprio dall’Italia.
Gli interessi in gioco nel delineare il Piano Mattei sono riconducibili all’impegno a promuovere la crescita e lo sviluppo del continente africano come antidoto alle cause profonde della migrazione, in linea anche con il processo di Roma lanciato a luglio 2023. Il focus su crescita e sviluppo del continente africano ha per l’Italia importanti risvolti anche dal punto di vista economico e climatico, ove l’ambito energetico è senza dubbio centrale. L’attuale paradigma diplomatico e finanziario tra l’Italia e i Paesi africani è infatti disegnato per favorire l’obiettivo tradizionale dell’accesso ai combustibili fossili – una dimensione, questa, che si è fortemente intensificata in seno alla crisi energetica scatenata dall’invasione russa dell’Ucraina.
Affinché il Piano Mattei lanci una nuova fase del rapporto italo-africano e possa rappresentare un’iniziativa guidata da una visione sostenibile e di lungo periodo, è necessario superare narrative energetiche legate a tradizionali concetti sulla sicurezza energetica e al ruolo degli idrocarburi. Soluzioni smentite dal punto di vista fattuale, nonché in contraddizione con una crescita realmente inclusiva e sostenibile per l’Africa e in linea con gli obiettivi climatici.
A partire dall’invasione russa dell’Ucraina del 2022, la proiezione italiana sul continente africano e i nuovi investimenti in combustibili fossili sono stati accompagnati dalla retorica della necessità di garantire la sicurezza energetica del nostro Paese. Tuttavia, a oggi gli investimenti infrastrutturali già in esercizio o in programmazione (i terminali di rigassificazione di Piombino e Ravenna, la dorsale adriatica e il potenziamento del gasdotto TAP fino a 15 mld mc/anno) sono sufficienti a garantire la sicurezza energetica dell’Italia – anche rispetto alla necessità di piena diversificazione dalle forniture russe.
Considerando le tendenze al ribasso messe in luce dagli scenari a medio-lungo termine sulla domanda e sui prezzi del gas a livello italiano europeo, emerge come investire ed emettere garanzie per nuovi progetti di sfruttamento di gas rappresenta un grande rischio economico e finanziario, oltre che climatico, attraverso l’esposizione a stranded assets.
Di là dalla questione della sicurezza energetica, i nuovi investimenti in sviluppo di giacimenti di gas in Africa sono stati spesso giustificati anche dalla retorica secondo la quale i combustibili fossili porterebbero sviluppo economico e sociale nei Paesi coinvolti nei nuovi accordi. In realtà, per i Paesi africani, investire in oil&gas è sempre più rischioso, in particolare per quei governi che hanno legato o stanno legando la sostenibilità del debito nazionale a introiti da progetti fossili. L’alta volatilità dei mercati internazionali di petrolio e gas pregiudica entrate stabili e durature e la pianificazione di una crescita stabile, costante e sostenibile per i Paesi dipendenti da esportazioni di combustibili fossili.
L’Italia può farsi promotrice di un modello innovativo che vada concretamente incontro ai bisogni di crescita economica di lungo periodo dei Paesi africani e sia in linea con i propri interessi di prosperità e sicurezza condivisa. Ciò significa innanzitutto focalizzarsi sulle energie rinnovabili e sulle materie prime critiche.
Uno sviluppo basato sulla transizione permetterebbe di sfruttare le risorse rinnovabili di cui il continente africano è ricco: l’Africa dispone infatti di circa il 60% a livello mondiale di tutte le aree idonee alla produzione di elettricità da fotovoltaico, oltre ad ampie zone costiere oceaniche ideali per l’energia eolica, bacini fluviali per l’idroelettricità e, soprattutto nella valle del Rift, di un grande potenziale geotermico. Finora, tuttavia, le energie rinnovabili hanno ricevuto solo una frazione dell’attenzione e dei finanziamenti dei progetti sul gas; il potenziale rinnovabile dell’Africa, in particolare Subsahariana, potrebbe essere espresso reindirizzando in maniera adeguata i flussi di investimento attuali.
L’Africa può anche contare su un’ingente disponibilità di materie prime critiche (Critical Raw Materials – CRM): il continente detiene oltre il 40% delle riserve globali di cobalto, manganese e metalli del gruppo platino (PGM) – tutti minerali fondamentali per le batterie e le tecnologie dell’idrogeno.
Definire il proprio perimetro di azione a livello internazionale, cercando di inquadrare il Piano Mattei nella dimensione europea e multilaterale, capitalizzando anche la posizione di rilievo che l’Italia occupa come azionista nelle Banche multilaterali per lo sviluppo.
L’azione diplomatica e di cooperazione dovrebbe aiutare i partner africani a integrare la decarbonizzazione e la costruzione di resilienza climatica all’interno dei loro piani di sviluppo economico e industriale e dei piani finanziari, contribuendo a identificare le traiettorie tecnologiche e sociali di uno sviluppo sostenibile e calcolare sia il valore degli investimenti dell’azione climatica sia i costi dell’inazione.
Sostenere la riforma dell’architettura finanziaria internazionale, con particolare riguardo per le Banche multilaterali di sviluppo, capitalizzando la posizione italiana in seno a queste istituzioni e la Presidenza del G7, affinché il loro operato risponda alle necessità di finanziamento dei Paesi africani.
L’intelligenza artificiale, assieme alle guerre che stanno sconvolgendo questa prima metà del Ventunesimo secolo, è ormai uno dei temi cardine della politica internazionale e l’Italia lo ha messo al centro dell’agenda del G7, il gruppo intergovernativo dei sette stati più economicamente avanzati del pianeta, di cui ha assunto la presidenza con l’inizio del 2024. Per questo, dopo aver incontrato Elon Musk e il fondatore di LinkedIn, Reid Hoffman, la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha ricevuto a Roma anche Bill Gates, fondatore di Microsoft.
Come riporta il Sole 24 Ore, Benanti ha messo in guardia su come l’intelligenza artificiale possa mettere in pericolo l’informazione e quindi il funzionamento delle istituzioni democratiche. Per questo, ha aggiunto, una delle sfide fondamentali del futuro è quella di garantire una difesa della figura del giornalista, per evitare che diventi un “elemento secondario” nella produzione delle notizie, assicurando quindi un sostegno al settore dell’editoria e, in particolare, nel rapporto travagliato che ha con i colossi della tecnologia. L’incontro con Gates ha quindi avuto al suo centro un’analisi dei rischi e delle opportunità che derivano da queste nuove tecnologie, così come una discussione su quali prospettive economiche possano portare all’Italia.
Anche se forse non ci sarà dato sapere, sarebbe interessante capire se Gates abbia affrontato con Meloni anche il tema della carne coltivata in laboratorio, di cui lui è un grande sostenitore in ottica ambientalista. “Tutti i paesi più ricchi dovrebbero consumare solo carne coltivata”, ha detto a Forbes nel 2021. Al contrario, Meloni si trova alla guida di un governo che sta facendo del rifiuto alla carne coltivata una battaglia ideologica ed elettorale e, più in generale, segue una linea parecchio conservatrice, molto lontana dalle posizioni di Gates.
Per Giorgia Meloni la nuova era è già iniziata e la Conferenza Italia-Africa prevista inizialmente per fine 2023 e poi spostata al prossimo 29 gennaio si farà, come sottolineato, a Palazzo Madama.