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Il monitoraggio mensile dell’Enea, per la prima volta, registra una “frenata” delle asseverazioni e degli investimenti legati al Superbonus 110%. Le ultime rilevazioni, aggiornate al 30 aprile scorso, attestano un incremento rispetto al mese di marzo, dello 0,9%. Il dato più basso da diversi mesi a questa parte (era stato del +4,9% al 31 marzo e del +3,4% al 28 febbraio).
“È evidente – commenta il presidente nazionale di Federcepicostruzioni, Antonio Lombardi – che inizia il calo degli investimenti, che porterà di qui a poco all’azzeramento totale, dopo la frettolosa decisione di cancellare le detrazioni fiscali introdotte dal governo Conte. Le conseguenze per l’economia e per l’occupazione saranno molto pesanti. Ogni miliardo investito sul Superbonus, ha creato 15.132 posti di lavoro. 8.018 nel settore dell’edilizia, 3.641 nell’indotto diretto dei fornitori, 3.473 nell’indotto indiretto. Si tratta di professionalità che difficilmente le aziende avranno necessità di mantenere e che pertanto verranno espulse dal ciclo produttivo: eppure l’Italia ha da rispettare, con l’Unione europea, impegni precisi che si muovono proprio nella direzione della riqualificazione energetica degli edifici, del contenimento del consumo, dell’adeguamento e messa in sicurezza di immobili vetusti ed energivori”.
Il Parlamento europeo, infatti, con la direttiva sulle c.d. case green, impone agli Stati membri interventi finalizzati a raggiungere l’obiettivo delle “emissioni zero” degli edifici entro il 2050, con step intermedi particolarmente impattanti ed onerosi per l’Italia.
Entro il 2030 infatti (2027 per gli edifici pubblici) tutti gli edifici dovranno essere portati in classe energetica E, che diventerà D entro il 2033. Vale a dire che oggi il 61% degli immobili (7.622.524) è oltre le classi energetiche minime di tolleranza indicate dall’Europa e necessita di interventi urgenti di riqualificazione, sul modello di quelli del Superbonus, cancellati dal Governo.
“Occorre concordare, anche in sede europea, politiche di sostegno per questa tipologia di interventi – conclude il presidente Antonio Lombardi – per incentivare e sostenere la transizione ecologica e raggiungere gli obiettivi secondo il cronoprogramma europeo. Obiettivo oggi che non può non conciliarsi con interventi di adeguamento sismico. Non è immaginabile prescindere da concreti e tempestivi investimenti pubblici, ma anche da misure di incentivazione fiscale per smobilitare e attivare capitali privati”.
I DATI
Il dato nazionale, come detto, registra un incremento delle asseverazioni di appena lo 0,9%, contro il +4,9% al 31 marzo e il +3,4% al 28 febbraio. La “frenata” si registra anche per quanto riguarda gli investimenti, aumentati di appena il 2,5%, contro il +8% registrato al 31 marzo, e il +5% al 28 febbraio. Una flessione, quindi, in appena un mese, di 4 punti percentuali in termini di asseverazioni e 5,5 negli investimenti.
La frenata più consistente – anche a causa dei dubbi legati a termini, tempistiche e scadenze – riguarda gli edifici unifamiliari, in cui le asseverazioni perdono 4,2 punti percentuali nella crescita, e gli investimenti 7,3 punti.
La flessione più pesante si registra in Lombardia (dal +5,2% di marzo allo 0,9 di aprile; addirittura 6 punti percentuali in meno in termini di incremento degli investimenti) e Veneto (le asseverazioni passano da un incremento del 5,8% ad un +0,6%; -5,2%, ma più sensibile è il ridimensionamento degli investimenti che passano dal +10,4% del 31 marzo al +2,1% di aprile: quasi 8 punti percentuali in meno). Leggermente migliore il trend nel Mezzogiorno, dove al 3° aprile l’incremento delle asseverazioni è di appena lo 0,9% (in linea col dato nazionale) rispetto al 3,2% di marzo, con un ridimensionamento della crescita del 2,3%. Più contenuta quella degli investimenti: 2% (passano dal +5% di marzo al +2,5% di aprile).