Superbonus: caccia alle streghe ed analisi strumentalmente parziali fanno male al Paese

Il presidente di Federcepicostruzioni Antonio Lombardi esprime rammarico, delusione e preoccupazione in merito alle ultime polemiche legate al Superbonus 110%. “Continuiamo a leggere commenti e stime – dichiara – che si soffermano sui costi di questa detrazione e sulle previsioni di tiraggio ma si continuano ad eludere aspetti di non secondaria importanza, determinanti per una obiettiva e seria valutazione del Superbonus 110% e anche del suo reale impatto economico sul sistema-Paese.

“È impossibile, prima ancora che ontologicamente scorretto – aggiunge ancora il presidente di Federcepicostruzioni  – prescindere da una analisi complessiva sull’impatto economico: se oggi ci si vanta, anche a livello europeo, di una maggiore tenuta dei conti del nostro Paese rispetto a segnali di stagnazione e crisi emergenti in realtà limitrofe, anche tra quelle storicamente trainanti per l’economia europea, lo si deve anche al Superbonus, che ha rilanciato un comparto in grave crisi e sostenuto un vasto indotto e l’occupazione. La crescita del Pil negli ultimi anni vale la pena ricordarlo e ribadirlo giacché troppo spesso sfugge, è in buona parte imputabile proprio agli investimenti legati al Superbonus 110%”.

Sentir quindi parlare ancora della “più grande truffa ai danni dello Stato”, di una “bomba sociale” pronta a esplodere, o di una “voragine” nei conti sempre più difficile da quantificare con certezza, è un modo elusivo ed evasivo per evitare una seria ed obiettiva analisi, che pure potrebbe agevolmente avvenire con le copiose documentazioni fornite – oltre che da organismi e Centri Studi terzi, tra i quali anche quello di Federcepicostruzioni – dalla stessa Ragioneria dello Stato e dal Ministero per le finanze.

“L’attenzione – aggiunge ancora il presidente Lombardi – si focalizza sistematicamente sui “costi lordi” per le casse dello Stato, senza dubbio ingenti e sottostimati inizialmente. Ma un primo vero problema è legato non al Superbonus ma alla riclassificazione fiscale decisa quest’anno da Eurostat, che ha imposto agli Stati di computare per intero i crediti pagati in più anni, nell’anno contabile in cui vengono concessi. Per il Superbonus, ne è conseguito un effetto devastante, tutto concentrato su questa manovra finanziaria, che dovrà appunto tener conto in una volta sola di effetti che in realtà si spalmeranno in un quinquennio. Allorquando, ed è importante sottolinearlo, inizieranno a farsi sentire anche gli effetti positivi prodotti dal Superbonus”.

Effetti positivi sistematicamente trascurati o ignorati del tutto: eppure una corretta valutazione dovrebbe comprendere non solo i costi, ma appunto anche i benefici: effetto sul Pil, sul saldo debito/Pil, sul gettito fiscale, sui redditi e sui consumi, sugli investimenti privati connessi, sulle emissioni inquinanti, e a lungo andare anche sulla salute (in Italia secondo Ispra il contributo del settore edilizio all’inquinamento atmosferico pesa per il 30%).

Un primo importante beneficio è quello occupazionale. La misura ha generato 900.000 nuovi occupati: 373mila posti di lavoro in più’ nel settore rispetto al 2019 (dato Istat) e 527.000 nuovi posti di lavoro nell’indotto. Più occupazione ma anche migliori redditi per i lavoratori edili, sostegno alla domanda e quindi anche ai consumi. Dati ovviamente non facilmente stimabili, ma che vengono del tutto ignorati.

“Si parla sistematicamente di “voragine nei conti”, addirittura “inquantificabile con certezza” – aggiunge ancora il presidente Antonio Lombardi – ignorando però, colpevolmente o strumentalmente, il fatto che il minor gettito fiscale legato alle minori tasse incassate dallo Stato per effetto delle compensazioni dei crediti di imprese e cittadini per il Superbonus sarà in parte compensato dai maggiori introiti in termini di Iva, Irpef, Irap, Ires contributi previdenziali Inps e via dicendo, comunque legati, direttamente o indirettamente, al Superbonus. Introiti che contribuiscono ad abbattere il costo netto del Superbonus: non a caso la stessa Banca d’Italia, nella relazione annuale del 2022, ha affermato che “tenendo conto di questi fattori si può stimare che il costo netto per le finanze pubbliche delle agevolazioni introdotte nel 2020 sia comunque di circa la metà del loro valore”.

Ma vi sono ulteriori aspetti che sistematicamente sfuggono alle analisi: l’incremento del valore degli immobili oggetto di riqualificazione, che supera i 7 miliardi di euro e, dal punto di vista ambientale, con una riduzione delle emissioni di CO2 in atmosfera. E quelli legati alla riqualificazione di quartieri e immobili dismessi: il 4% del parco immobiliare è stato rinnovato ed efficientato energeticamente grazie a questa misura, consentendo un risparmio in bolletta per le famiglie di circa mille euro annui per ciascuna unità immobiliare.

“Quantificare realmente e seriamente i benefici del Superbonus – commenta ancora il presidente Lombardi – è molto più complesso che tener conto dei soli costi. Rimaniamo dell’avviso, e lo avviamo evidenziato in un articolato studio sottoposto anche al Governo, che l’impatto del Superbonus sulle finanze pubbliche sia addirittura positivo: l’incremento di Pil generato a debito, cioè facendo deficit, è superiore all’impatto sul debito, giacché migliora, in termini percentuali, i fondamentali di finanza pubblica e il rapporto deficit/pil”.

“Un ulteriore aspetto che stride con questa incomprensibile caccia alle streghe – aggiunge infine – è legato agli impegni sottoscritti dal nostro Paese a livello europeo in materia di politiche per l’efficientamento energetico. Il Superbonus 110% è l’unica misura che in questi anni si è mossa in questa direzione, rientrando non a caso nelle politiche di sostegno del Pnrr. Sopprimerla di punto in bianco senza una accorta valutazione di strumenti alternativi che si muovano nella medesima direzione e con la stessa finalità, equivale in qualche modo a rinunciare a politiche prioritarie per l’Unione Europea, e ad impegni assunti dal nostro Paese a livello internazionale”.

“È quindi a dir poco fuorviante e poco corretto – conclude il presidente nazionale di Federcepicostruzioni – continuare a cullarsi sui meriti per le migliori performances dell’economia italiana rispetto ad altri Paesi Ue come la Germania nel periodo della crisi energetica, ignorando l’effetto benefico del Superbonus: e continuare a far finta che alla tenuta dell’economia non abbiano contribuito anche i bonus edilizi, individuando solo il marcio del Superbonus, tacendone i benefici. È una misura che l’Italia deve necessariamente riproporre, se vuole rispettare i propri impegni con l’Europa. Meglio, più serio e più responsabile sarebbe invece analizzare seriamente questa misura, per sfruttare al meglio e potenziare gli indubbi benefici che ha arrecato: all’economia, all’ambiente e alle città”.

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