Superbonus, il più grande sperpero di denari pubblici

Al di là delle enormi truffe che ci sono state (almeno 15 miliardi bloccati dall’Agenzia delle entrate), l’impatto dei maxi-incentivi del Superbonus sul bilancio pubblico è stato a dir poco disastroso. E se a constatarlo è un dossier pubblicato dal ‘Corriere della Sera’ bisognerà che tutti -Giuseppe Conte- in testa – ne prendano atto. Il superbonus ha devastato le casse dello Stato. E ci inguaierà ancora per molti anni.

“Solo il Superbonus 11o% e il Bonus facciate, con i lavori scontati al 90% senza tetto di spesa, secondo i dati ufficiali del governo a metà novembre scorso, sono costati 130 miliardi di euro in termini di deficit pubblico negli anni tra il 2020 e il 2023″. La cifra – se consideriamo il mese di dicembre-  è salita ad almeno 135 miliardi di euro. Più o meno cinque manovre di bilancio (l’ultima, quella del 2024, ne vale 25). E non basta – scrive Mario Sensini-  perché dovremo ancora pagare pegno di questa sconsideratezza: “da qui al 2026-2027, quando verrà a scadenza il grosso dei crediti fiscali che sono stati generati, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, dovrà mettere in conto almeno 22 miliardi l’anno di maggior debito pubblico. Sempre ché Eurostat, l’autorità europea che detta le regole sulla contabilità pubblica, non decida di riclassificare nuovamente queste spese; rovesciando la decisione presa l’anno scorso: un’eventualità che avrebbe un impatto devastante sui conti”.

Le stime sul superbonus sono state sballate: la Ragioneria dello Stato aveva stilato due relazioni tecniche: la spesa prevista per i due bonus nel  momento in cui sono stati varati era di 40 miliardi. La stessa Ragioneria ha poi rivisto la spesa:  45 miliardi oltre quella iniziale, non propriamente due spicci. La spesa reale alla fine è stata devastante, lievitando fino ad arrivare alla cifra di oltre 90 miliardi a quella stimata nel 2020. “A fine ‘23 eravamo a 112 miliardi di Superbonus (lavori ammessi per 102 miliardi, ma la detrazione riconosciuta dallo Stato è del 110%); contro i 35 previsti inizialmente; e a 26,5 miliardi di Bonus facciate (contro i 5,9 attesi).

Il punto: “tutti i bonus edilizi hanno generato circa 165 miliardi di crediti di imposta (135 il 110% e il Bonus facciate, 30 gli altri). Ma quelli finora compensati, cioè portati all’incasso, sono poco più di 25. In giro, dunque, restano ancora 140 miliardi di crediti di imposta da compensare negli anni. Difficile che tutti trovino capienza nei debiti fiscali di chi li possiede. E venderli, dopo lo stop delle banche, è anche più difficile”: lo  sottolinea il Corriere nell’ampio servizio. Che si avvale dei dati sono forniti dal ministro dell’Economia, dell’Ambiente e dall’Enea. Tommaso Foti guarda sconsolato questi dati: “L’idea del Superbonus inizialmente era positiva. Avrebbe potuto dare una scossa consistente all’economia nazionale; ma si è rivelata essere il più grande sperpero di soldi pubblici: il cui ammontare è salito a 135 miliardi di spesa: come cinque manovre di bilancio. A livello legislativo è stata una misura concepita male; che ha subito un martirio di modifiche che si è tentato di attuare attraverso fasi diverse; e che ha permesso il proliferare di frodi“.

Un principio condivisibile ma con una esecuzione e strutturazione completamente sbagliata diventa un peso insostenibile per qualsiasi nazione europea. Arrivare a quasi il doppio delle stime previste dal governo Conte, agevolando una platea molto ristretta e non sempre bisognosa: questo  vuol dire che il Superbonus è stato un provvedimento fallimentare: così  commenta amaramente il senatore di Fratelli d’Italia, Matteo Gelmetti, componente della commissione Bilancio di Palazzo Madama.

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