Supermercati, non solo acqua frizzante: anche la birra a rischio

La tanto temuta scomparsa dell’acqua minerale frizzante dai supermercati italiani è un problema di cui si parla già da diverse settimane e col quale i consumatori hanno già dovuto iniziare a fare i conti in alcune aree del nostro Paese; il motivo è legato alla carenza di anidride carbonica, dovuta al fatto che, con il recente aumento dei costi energetici, produrre CO2 è diventato troppo costoso e gli stabilimenti hanno iniziato a chiudere. L’allarme, però, non riguarda solo la disponibilità di acqua frizzante nei nostri supermercati.

Allarme acqua frizzante: la situazione in Italia

Il problema acqua frizzante è stato affrontato anche sulle colonne de ‘La Repubblica’, che hanno ospitato alcune testimonianze. Samuele Pontisso, amministratore delegato del gruppo Goccia di Carnia (proprietario dell’omonima acqua che sgorga a 1370 metri di quota ed è imbottigliata a Forni Avoltri in Friuli Venezia Giulia e di Acqua Pejo, delle omonime fonti in Trentino) ha spiegato: “Stiamo affrontando un periodo critico e non capiamo quando finirà. Negli scaffali l’acqua frizzante comincia a scarseggiare. Cerchiamo di accaparrarci Co2 in ogni modo e a qualsiasi prezzo. L’ultimo carico di bollicine per acqua Pejo arrivava da Vienna ma ci sono anche altri canali. Il mercato è in fibrillazione, spero non finiscano per aumentare anche i prezzi delle bottiglie al dettaglio”.

Gianni Canella, vicepresidente del gruppo Alì (proprietario di 116 supermercati tra Veneto ed Emilia Romagna), ha aggiunto: “Il problema è che in questa estate, a causa delle temperature altissime, la richiesta di acqua è più elevata del solito. Prima la siccità che colpisce le fonti, adesso l’anidride carbonica che non si trova. A ciò si aggiunge una carenza ormai cronica di autotrasportatori. Il risultato è che alcuni fornitori ci hanno spostato le consegne addirittura dopo il 20 agosto”.

Negli ultimi giorni, il problema acqua frizzante ha riguardato, tra gli altri, i supermercati torinesi.

Carenza di anidride carbonica: gli altri problemi, dalle bevande alla birra

La carenza di anidride carbonica dovuta all’aumento dei costi di produzione della CO2 e alla conseguente chiusura degli stabilimenti rappresenta un grande problema per la disponibilità di acqua frizzante nei supermercati, ma non solo.

Assobibe, l’associazione dei produttori di bevande analcoliche, ha lanciato il suo allarme nel mese di luglio: “Le aziende che operano in Italia nel settore delle bevande analcoliche sono in un momento di estrema difficoltà”.

Una possibile soluzione è l’autoproduzione di anidride carbonica. Giangiacomo Pierini, direttore di Coca-Cola Hbc Italia, ha detto a questo proposito: “Nello stabilimento di Nogara ci autoproduciamo l’anidride carbonica di cui abbiamo bisogno. Ci permette di vivere questa ulteriore difficoltà per il nostro settore senza problemi”.

Ma non è finita qua: oltre all’acqua frizzante e alle bevande analcoliche gassate, in Italia anche la produzione di birra risente e risentirà della carenza di anidride carbonica, come del resto già avviene da qualche anno in Gran Bretagna. L’anidride carbonica, inoltre, riveste un ruolo cruciale anche in altri importanti settori, come per esempio nei processi di saldatura, negli impianti medicali, nel campo della refrigerazione industriale e in quello della conservazione dei prodotti.

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